Comm’è bella comm’è bella
‘a città ‘e Pullecenella
me dispiace sulamente
ca l’orgoglio ‘e chesta gente
se murtifica ogni juorno
pe’ ‘na manica ‘e fetiente
ca nun teneno cuscienza e
nun teneno rispetto
comme fanno a piglia’ suonno
quanno è ‘a sera dint’o lietto.
Come dice la celebre canzone, la città di Pulcinella è Napoli.
Caratterizzata da un naso lungo e adunco, un ventre prominente, sopracciglia folte e occhi scavati, questa figura della commedia dell’arte indossa una maschera talvolta nera talvolta bianca (a seconda delle versioni), un cappello e un camicione bianchi con una cintura nera in vita, scarpe nere. L’andatura è gobba e claudicante. Rappresenta il servo bonaccione e mattacchione che, attraverso la sua danza un po’ goffa, i suoi saltelli e il suo modo di esprimersi colorito e con esagerazioni per arricchire il racconto, incarna il Napoletano medio, che denuncia le sopraffazioni col sorriso senza farsi schiacciare. Non a caso, l’espressione “è un segreto di Pulcinella” significa che un’indiscrezione è già sulla bocca di tutti.
Pulcinella è probabilmente la maschera più antica d’Italia, le cui origini tuttavia sono controverse. Risalirebbe al IV secolo a.C. la figura di Maccus (dall’aggettivo latino che significa “stupido”), che negli spettacoli romani aveva naso lungo, guance rosse, pancia grande e camicia bianca larga, oppure quella di Kikirrus (il nome riprende il verso del gallo), o ancora Dossenus (“gobbo”).
Ufficialmente il costume moderno è stato inventato nell’Ottocento da Antonio Petito, mentre la maschera in generale dall’attore Silvio Fiorillo nella seconda metà del Cinquecento: si ispirò a Puccio d’Aniello, un contadino di Acerra (Na) dalla carnagione scura e il naso lungo, reso famoso grazie ad un ritratto. In origine indossava un cappello bicorno e aveva baffi e barba.
Il nome invece deriverebbe da “piccolo pulcino” a causa della voce della maschera simile appunto a quella di un pulcino, oppure dal cognome Pulcinello o Polsinelli, molto diffusi in Campania.
Grazie a Silvio Fiorillo, Pulcinella si diffuse tra le grandi compagnie comiche del nord, diventando antagonista della maschera bergamasca di Arlecchino, ma anche all’estero: in Francia è chiamato Polichinelle, in Germania Kaspar, in Inghilterra Punch.
Oltre sessanta sarebbero gli attori che hanno interpretato questo personaggio, tra cui Massimo Troisi, Eduardo de Filippo, Antonio Petito e Massimo Ranieri. Presente inoltre nel teatro dei burattini, questa figura è interpretata anche da Pino Daniele nel brano “Suonno d’Ajere”: un Pulcinella malinconico e in collera si toglie la maschera e pianifica una rivolta in aiuto di poveri e diseredati.