Puntualmente e sistematicamente, leggiamo di storie di abusi e soprusi che hanno per protagonisti preti pedofili.
La notizia dell’ennesimo arresto proviene dal profondo Sud e riguarda un prete e parroco di due parrocchie delle Madonie in Sicilia.
Una giovane donna, oggi 21enne, ha denunciato a distanza di 8 anni, la violenza subìta. Per riuscirci ha avuto bisogno del supporto della famiglia, comportando la riapertura di profonde ferite e sottoponendo ad innumerevoli e comprensibili difficoltà il nucleo familiare, messo, così, a dura prova.
Tuttavia, esiste anche un’altra faccia della medaglia, quella insita nella cultura del silenzio e dell’omertà. Infatti, non è la prima volta che si consumano violenze e soprusi nell’ambito sacerdotale, ma quello che sconcerta, al di là del fatto in sé – e che già ingloba una gravità tutt’altro che trascurabile – è l’assoluta indifferenza che la Chiesa troppo spesso dimostra al cospetto del dramma di minorenni assoggettati a mostri con l’abito talare. Innumerevoli anche le denunce inascoltate e le leggi troppo labili che non mietono una sola vittima: le vittime sono tante e ognuna ha il suo peso.
C’è questa giovane donna con i suoi 21 anni e una giovinezza violata; c’è una madre che forse guarda sua figlia e si sente in colpa; c’è un padre sminuito nel suo ruolo di “mano che protegge“.
Non è normale che si verifichi questo e meno che mai non è normale che accada, ancora e ciclicamente. Sappiamo che quello della pedofilia è un mondo sommerso nel quale scavare costa dolore.
Siamo tutti responsabili nel momento in cui facciamo silenzio, non denunciamo, non diciamo, ma più di tutti, i responsabili siedono altrove e volutamente ignorano che dietro il mostro in abito talare, c’è una persona che ha il diritto di essere curata.
La realtà, invece, troppo spesso, insegna che uomini che si celano dietro il candore di Dio, si rivelano in grado di compere i peggiori crimini: la violenza su minori da parte dei preti è uno dei casi più lampanti.