Il caso della sparizione -prima- e della morte -poi- della ventisettenne studentessa universitaria Giuditta Perna ha attirato su di sé un immenso interesse da parte sia dei media che dell’opinione pubblica.
Adesso che questa tristissima vicenda sembra essere arrivata al suo ultimo, buio, capitolo e che i riflettori si sono spenti su di essa, cercheremo di fare il punto della situazione ricostruendo l’intero giallo della giovane.
Mercoledì 21 gennaio: Giuditta Perna, domiciliata a Ruvo del Monte (provincia di Potenza) si reca con la sua auto, una Grande Punto Grigia, a Calitri (provincia di Avellino) -suo luogo di residenza- per farsi visitare dal suo medico di base per un principio di influenza e qualche accenno di tosse. Dal dottore però non arriverà mai.
Giovedì 22 gennaio: La ragazza non fa ritorno, e i genitori allarmati denunciano la scomparsa alla compagnia dei carabinieri di Sant’Angelo dei Lombardi. I militari riescono subito a rintracciare l’auto della giovane, e la trovano sull’Ofantina all’altezza del bivio di Monteverde sulla strada provinciale 115. La vettura non dovrebbe trovarsi lì, perché per andare dal medico la 27enne avrebbe dovuto percorrere la strada opposta. Intanto non c’è traccia di Giuditta. Le ricerche iniziano immediatamente.
Venerdì 23 gennaio: Alle ricerche prendono parte i Carabinieri agli ordini del tenente Ugo Mancini e i Vigili del Fuoco in elicottero. Si cerca nei boschi e lungo il fiume, in alcuni tratti in piena. In molti quelli che insinuano un dubbio da brividi: perché l’auto della ragazza si trova in prossimità di un ponte?
Sabato 24 gennaio: Alla macchina dei soccorsi, ormai abbondantemente in moto, si aggiunge la Protezione Civile, il nucleo di soccorso acquatico, il nucleo cinofilo e il nucleo T.A.S. (topografia applicata al soccorso) oltre che numerosi volontari.
Domenica 25 gennaio: gli inquirenti cercano le prove della presenza di un’altra persona a bordo dell’auto della studentessa e la Fiat Punto viene quindi passata ai raggi X. Vengono divulgate ulteriori notizie sul caso, emerge infatti che tutti gli effetti personali di Giuditta-chiavi dell’auto comprese- si trovano all’interno della vettura, eccezion fatta per il cellulare che risulta spento dalla sera della scomparsa. Dopo i riscontri negativi delle analisi con i raggi X, la tesi sempre più avvalorata è quella del suicidio. Amici e familiari, tutti ascoltati dagli investigatori, rifiutano con forza l’idea.
Lunedì 26 gennaio: le ricerche vengono sospese, l’unità di crisi locale si accinge a redigere il rapporto destinato alla Procura della Repubblica di Avellino. Vengono scartate le ipotesi di reato, e non essendo stato trovato il corpo dai sommozzatori che hanno perlustrato il fiume, si pensa all’allontanamento volontario. A Calitri si organizza una veglia per tenere alta l’attenzione sul caso Perna.
Martedì 27 gennaio: le ricerche riprendono. Intanto si cerca di ricostruire il pomeriggio della scomparsa, operazione impossibile da attuare attraverso il cellulare della giovane che potrebbe essere caduto nel fiume o essere andato distrutto. Tutte le persone vicine a Giuditta vengono ascoltate e si inizia a tracciare un profilo della giovane: una ragazza molto introversa ma amichevole, tanto studiosa da aver conseguito la laurea triennale in Economia a Perugia con ottimi voti e tanto religiosa da far ritenere a tutti impossibile che abbia deciso di togliersi la vita.
Mercoledì 28 gennaio: si accarezza l’idea che la ragazza sia stata sequestrata. La studentessa sarebbe salita a bordo di un’altra auto ed il cellulare – che forse ha portato con sé- sarebbe l’unico modo per localizzarla.
Giovedì 29 gennaio: la storia di Giuditta finisce a “Chi l’ha visto” -noto programma su Rai Tre- e vengono resi pubblici tutti gli sviluppi delle indagini. Il PC della ragazza viene acquisito dagli agenti ai fini investigativi. Viene reso noto che gli esperti stanno lavorando per risalire alle chat di messaggistica istantanea della giovane. Nel frattempo, alle forze dell’odine arrivano due telefonate che segnalano la presenza di Giuditta a Napoli e a Salerno. Purtroppo gli avvistamenti si rivelano falsi.
Venerdì 30 gennaio: viene ritrovato il cadavere della ragazza. Il corpo viene avvistato alle 11 da una pattuglia di Carabinieri -che avevano notato un giubbino dello stesso colore di quello che indossava Giuditta al momento della sparizione- sul greto del fiume Ofanto, a circa un chilometro dal punto in cui era stata ritrovata l’auto. La salma, recuperata dai Vigili del Fuoco, viene portata all’ospedale Criscuoli di Sant’Angelo dei Lombardi. L’esame esterno sul corpo della giovane viene effettuato qualche ora dopo dal medico legale Carmen Sementa e la dottoressa non trova alcun segno di violenza. L’ipotesi più accreditata resta quella del suicidio.
L’autopsia effettuata su disposizione del PM della Procura dell Repubblica di Avellino Adriano Del Bene, è durata tre ore e mezzo e ha rafforzato questa tesi: la causa della morte di Giuditta Perna sarebbe l’asfissia da annegamento. Il decesso risale al 21 gennaio, giorno della scomparsa. Secondo una prima ricostruzione la ragazza si sarebbe lanciata dal Ponte dell’Oglio -alto quindici metri- nel fiume che, nonostante nel punto sottostante al ponte sia profondo solo due metri, le è stato fatale in quanto la giovane non sapeva nuotare.
Resta ora da scoprire chi o cosa abbia spinto Giuditta Perna giù da quel ponte.