Strasburgo- Finalmente” il caso Terra dei fuochi”, diventa di portata europea: 3500 persone si sono rivolte alla Corte europea dei diritti umani denunciando l’Italia per aver violato il loro diritto alla vita e per non aver fatto pervenire informazioni corrette tempestivamente sul caso.
In particolare, nei ricorsi, si accusa il nostro Paese di aver violato l’articolo due della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che recita: “Il diritto alla vita di ogni persona è protetto dalla legge” e l’articolo 10 sulla libertà di espressione che sancisce anche il diritto di essere correttamente informati.
Accuse pesanti per lo Stato italiano. Viene messa in dubbio la sua concreta azione, particolarmente deficitaria in termini sia legislativi che amministrativi, soprattutto nei confronti della Regione Campania, oggetto più volte dei moniti della Corte di Giustizia U.E.
Attualmente, infatti, manca ancora un sistema di tracciabilità dei rifiuti tossici e sarà da valutare la mancata esplicitazione, fino al mese di ottobre 2013, delle informazioni ottenute ben 20 anni fa sulle azioni illecite della Camorra a danno della“Campania felix”, come dimostra la desecretazione tardiva delle audizioni del pentito Carmine Schiavone che nel 1997 parlava così: “tra vent’ anni rischiano tutti di morire”.
Tra gli aderenti al ricorso, promosso dal Coordinamento “Comitati Fuochi“, ci sono anche parenti di malati terminali e di persone morte per tumori, persone che vogliono giustizia per i loro familiari, ma anche per quelli degli altri, che voglio lottare per dare un futuro sicuro alle nuove generazioni. Cittadini che chiedono: messa in salvo delle falde acquifere, controlli serrati su prodotti agroalimentari e soprattutto risarcimento del “danno esistenziale” di chi, come afferma l’ avvocato di Acerra Centonze, cresce con “l’idea che andarsene sia meglio che restare”.
Inoltre, proprio mercoledì, Patriciello parlava di “un olocausto silenzioso, dolorosissimo e penoso che sta decimando un popolo” riportando la notizia della morte per cancro di due bambini, Giulio e Sara, i due “fidanzatini” del Santobono di 5 e 6 anni .
Tutte pagine di una storia che” doveva finire in dieci mesi vent’anni fa e invece ancora non se ne vede la fine”.