L’Isis ha diffuso online un suo «codice penale» che prescrive la pena di morte per blasfemia, sodomia e spionaggio, anche se pentiti. Lapidazione per l’adulterio. Morte e crocifissione per omicidi e rapinatori.
Per reati come il tradimento prematrimoniale «100 frustate e l’esilio». Per piccoli furti e frodi varie vale la legge del taglione (amputazione di una mano e/o una gamba). Decine di frustate per chi invece beve alcolici, si droga, diffama o si diverte.
Ad Aleppo, in Siria, i jihadisti hanno spaccato gli strumenti musicali e bastonato i loro possessori.
Punire chiunque possa essere additato come “peccatore” e mostrare cosa succeda a chi si allontana dagli insegnamenti del Corano, così come interpretato dallo Stato Islamico: a questo sono volte le ultime immagini diffuse dall’Isis e che stanno facendo il giro del mondo.
Immagini che raccontano ferocia, violenza, orrore, terrore, brutalità, morte e che avvolgono le più sinuose ed affascinanti forme della libertà in un’asfissiante velo d’impossibilità.
Montagne di sigarette bruciate, roghi di libri blasfemi, persino il divieto di ridere in strada, ma regna anche di peggio nei territori controllati dall’Isis: omosessuali gettati dal tetto, oppositori religiosi (anche musulmani) sgozzati o crocefissi, ragazzi fucilati in pubblico per aver guardato una partita di calcio in tivù.
Non solo nel Nord dell’Iraq e della Siria. L’applicazione più estrema della sharia (legge islamica), in atto tra i talebani iconoclasti dell’Afghanistan e del Pakistan è prassi in ogni fortino o lembo di territorio controllato da gruppi dell’Isis.
Nel Califfato di Derna, in Libia, come a Raqqa, capitale siriana dello Stato islamico, le teste degli infedeli, takfir, vengono tagliate. In Egitto, nel Sinai infestato dagli affiliati di al Qaeda, casa madre ripudiata dall’Isis, si rapisce e decapita come nella Cabilia algerina, di rimpetto al Mediterraeno. A Sud, nel Mali, dove le teste dei tuareg finiscono sui banchi del mercato. In Nigeria, i jihadisti pro Isis di Boko Haram massacrano migliaia di civili.
Da Mosul, capitale irachena dell’Isis, è rimbalzato il tweet con la foto di un omosessuale gettato dal tetto per sodomia. I seguaci di Abu Bakr al-Baghdadi avrebbero ‘punito’ un uomo accusato di omosessualità lanciandolo dal tetto di un palazzo e poi lo avrebbero ucciso a pugni perché era sopravvissuto alla caduta. A documentare l’episodio è stato il sito di attivisti ‘Raqqa viene massacrata silenziosamente’, che denuncia i crimini dell’Isis nella città.
Dopo la proclamazione del Califfato, nel giugno 2014, lo Stato islamico ha regolarmente giustiziato gay, lanciandoli dagli edifici o lapidandoli.
Diverse lapidazioni sono state compiute dall’Isis, in Siria e in Iraq, anche su donne accusate di adulterio. Altre decine, almeno 150 secondo il ministero per i Diritti umani di Baghdad e in maggioranza curde-yazide, sono state vittime di esecuzioni, nella provincia irachena di Anbar, per il loro rifiuto di sposare i jihadisti dopo la deportazione e riduzione in schiavitù. Un rapporto delle Nazioni unite ha confermato che nello Stato islamico le donne vengono rapite e rivendute come schiave: l’Isis ha anche pubblicato un tariffario.
Oltre alle lapidazioni, il medesimo gruppo ha diffuso in Rete le notizie di oppositori, anche musulmani, giustiziati e talvolta crocifissi, per essersi rifiutati alla conversione o per altri reati. Come nel caso di alcuni «ladri di Mosul» o di una presunta «spia anti-Isis» di Aleppo, legata sulla croce, sgozzata dal boia e da lì trasportata in strada, come in processione, come ha documentato il sito di intelligence Site, che monitora i network islamisti.
In Libia, chi è in fuga da Derna racconta di «montagne di sigarette bruciate e del divieto di ridere in strada dei folli dell’Isis». Un soldato è stato decapitato e i drogati o chi beve sono incatenati e frustati nei centri di disintossicazione. E non dimentichiamoci dei 13 ragazzini di Mosul, massacrati a mitragliate, per aver tifato la nazionale di calcio davanti alla tivù, «violando la sharia».
Questa è la legge che devasta e sovrasta il “regno del terrore”.