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Ecco come il boss Zagaria comunicava con Casapesenna durante la latitanza

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
26 Gennaio, 2015
in Cronaca, In evidenza
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Ecco come il boss Zagaria comunicava con Casapesenna durante la latitanza
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m2_2080978bMichele Zagaria, detto “capastorta”, boss del clan dei Casalesi: il “re del cemento” a livello nazionale. I suoi interessi, negli appalti pubblici e non, partono dalla Campania per estendersi fino al Lazio, la Toscana, l’Umbria, l’Abruzzo, la Lombardia e, in particolare, attecchiscono in Emilia Romagna.

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Una latitanza longeva e prolifera, quella vissuta dal boss, in seguito alla condanna a tre ergastoli maturati da altrettanti e differenti processi.

Era il luglio del 2010 quando la polizia scientifica ha diffuso il suo identikit realizzato sulla base delle descrizioni di collaboratori di giustizia. Solo nel dicembre dell’anno successivo, gli uomini della III Sezione della Squadra Mobile di Napoli, la “OMICIDI”, arrestavano Michele Zagaria, scovato all’interno di un bunker di cemento armato, costruito sotto un’abitazione di Casapesenna.

Il blitz, scattato all’alba, terminava verso mezzogiorno, quando il latitante, ormai senza più vie di fuga e senza elettricità, si arrendeva.

Le prime parole, dell’ex leader dei Casalesi, dopo la cattura, furono: «Avete vinto voi, ha vinto lo Stato.»

Oggi, si apprende che Zagaria comunicava via citofono con gli affiliati durante la sua latitanza. Buona parte del paese di Casapesenna era collegato grazie a un complesso sistema di citofoni a prova di intercettazioni. È quanto emerso nel corso di indagini che hanno portato a perquisizioni e sequestri in numerose abitazioni di familiari e fiancheggiatori del temuto boss. È stato scoperto un sistema di comunicazione citofonico, realizzato per collegare i bunker a punti esterni insospettabili di ascolto, attraverso la cablatura privata di gran parte del territorio. Un sistema interrato tecnologicamente all’avanguardia dotato di rilevatori di tensione capaci di segnalare eventuali cali dovuti ad accessi abusivi, di un alimentatore autonomo in grado di assicurarne il funzionamento anche in caso di distacco di energia e di un potenziatore di segnale per raggiungere obiettivi distanti alcune centinaia di metri. Sono in corso accertamenti per verificare se il sistema era allacciato alla rete della pubblica illuminazione. Fin qui risultano coinvolti anche “insospettabili”.

La Camorra oggi scrive una nuova pagina che consegna l’ennesimo ed amaro ed insegnamento: le “menti del sistema” sono più acute di quanto si possa giungere ad immaginare.

Tags: #Casapesennabunkercapastortacitofoniclan dei casalesimichele zagaria
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