Qualsiasi cosa, oggigiorno, non appaia su uno schermo, non è degna di attenzione. Sembra essere questo l’imperativo odierno. Fra notebook, netbook, smartphone, tablet ed e-reader, i nostri occhi sono sempre rivolti a superfici luminose. L’e-reader, già. Quell’aggeggio che supporta i libri (digitali) e che ti permette di leggerli, appunto, su uno schermo. La compressione dei dati e l’esigenza (o la moda?) compulsiva di avere a propria disposizione, in qualsiasi istante, una quantità abnorme di informazioni, più di quante possiamo in effetti gestirne, ci porta ad essere attratti da questo accattivante oggetto. Perché l’e-reader ci consente di portare sempre con noi una piccola biblioteca digitale.
L’e-book, inoltre, costa molto meno rispetto al cartaceo. Potrebbe essere un espediente per alzare la media dei lettori italiani, tristemente bassa rispetto agli altri paesi d’Europa?
Forse. Fatto sta che, in base all’ultima indagine ISTAT sulle abitudini di lettura degli italiani, il consumo dei prodotti digitali si sta sì espandendo, ma sempre in maniera proporzionale al numero dei cartacei posseduti. Dunque chi compra maggiormente e-book è chi compra, in primo luogo, libri: studenti in primis, seguiti da dirigenti, imprenditori e liberi professionisti. Non dimentichiamo inoltre che, sempre in base a tale rapporto, solo il 43% degli italiani ha letto almeno un libro nel 2013. Sono dati abbastanza allarmanti, ed è qui che il mercato editoriale digitale getta un barlume di speranza: se, ahimè, al Sud si legge meno, l’e-book pare aver attenuato questa differenza territoriale, in quanto la fruizione del formato digitale è abbastanza omogenea su tutto il territorio nazionale. Se dunque l’appeal tecnologico di questo strumento riuscisse ad avvicinare alla lettura chi non ne è avvezzo, ciò non può che essere un bene.
Malgrado, come si diceva poc’anzi, l’e-book costi meno di un libro, il fattore risparmio non può essere una motivazione così rilevante. Lo è solo per chi acquista libri in modo massiccio e, al contempo, vuole godere della comodità di portarseli sempre dietro, senza “pesi” aggiuntivi, ma anche in questo caso si parla di una fetta sociale piuttosto circoscritta della popolazione italiana.
Il rapporto si conclude con la constatazione che il mercato di e-book sta crescendo progressivamente e sta assumendo dimensioni significative. Questo vuol dire che presto tali caratteri volatili in formato multimediale sostituiranno l’inchiostro? Non credo. Credo invece che si progredirà sì in questa direzione, ma che digitalizzazione e carta continueranno a viaggiare su binari paralleli.
Si tratta senz’altro di due modi diversi di vivere la lettura. Così diversi che c’è quasi un abisso. Non credo che si possa arrivare a sostituire l’esperienza tattile di un libro. Un libro è un oggetto unico, con la sua immagine di copertina, il formato delle pagine, i caratteri, il colore e la consistenza della carta. Oggi tutto è assimilato e compresso, organizzato in layout predefiniti e uguali per tutti, con pretese di false personalizzazioni. Ecco perché sento spesso l’esigenza di riposare gli occhi sulla pagina e di esperire profondamente il testo nella lenta progressione delle pagine, toccando con mano questo crescere insieme, questa segreta e provata relazione del lettore col suo libro, che nel finale ha il suo culmine. Preferisco questo piuttosto che fissare uno schermo sempre uguale a se stesso. Preferisco avere questi oggetti amici in casa, ognuno col proprio peso specifico e il loro grado di consunzione, le macchie di umidità, le orecchie che per errore si creano sulle copertine a furia di trascinarseli sempre dietro. Per un lasso di tempo limitato della tua vita essi ti accompagnano nei tuoi gesti quotidiani, sono lì con te. Poi si sa, i dati digitali prima o poi si perdono; magari si trasformano, lottano per cambiare formati e migrare da un supporto a un altro più avanzato, ma alcuni di essi collasseranno e crudelmente si perderanno.
Non sono immortali.
Non lo sono neppure i libri, ma vivranno più a lungo di me o di te, lettore, e questo è senz’altro confortante. Risparmio di spazio, dici? Sarà. A casa mia, per quanto piccola possa essere, ci sarà sempre posto per un libro in più.
Isabella Galazzo