Continuano a susseguirsi, nel profondo Nord, atti di violenza che portano la firma di baby gang al femminile.
Dopo l’episodio verificatosi a Torino è la volta di Vigevano: una banda di baby bulle ha pestato una 14enne per ‘marcare il territorio’, per impedire all’adolescente di avvicinarsi a dei ragazzi.
Le tre 16enni, studentesse in un istituto tecnico di Vigevano, autrici del pestaggio, adesso dovranno rispondere del reato di concorso in lesioni personali aggravate, ingiuria e minaccia. La vittima, anch’ella studentessa di un istituto tecnico, è stata colpita con calci e pugni e ha riportato lesioni giudicate guaribili in dieci giorni. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, a scatenare il pestaggio la presenza della minorenne sul loro «territorio di caccia».
Così è scattato l’agguato in piazza del Mercato a Vigevano: mentre due ragazze colpivano ripetutamente la rivale, la terza componente della banda teneva lontano i compagni di classe della vittima, testimoni impotenti di quell’agghiacciante pestaggio. La ragazzina è stata sottratta dalle grinfie delle baby-bulle dal provvidenziale intervento di alcuni passanti che sono riusciti ad allontanare le tre studentesse e a chiamare i soccorsi. La denuncia da parte dei genitori della 14enne ha fatto scattare le indagini che, anche in base alle testimonianze raccolte tra studenti e docenti, ha chiarito i tratti di quello che è stato etichettato «un brutto episodio di bullismo».
A distanza di una settimana da quel pestaggio, a dispetto dei lividi e delle ferite che scalfiscono, tra pelle e ricordi, i segni di quel cruento pestaggio, la 14enne vittima dell’episodio, si veste di coraggiosa forza per diramare una toccante lettera aperta attraverso le pagine del “Corriere della sera”:
“Sono la quattordicenne che è stata picchiata fuori dalla scuola da tre ragazze sedicenni a Vigevano la scorsa settimana. Io sono una ragazza fortunata: ho una bella famiglia, ho due genitori con cui sono libera di parlare di tutto, ho un fratello dispettoso, ma al quale voglio bene anche se mi chiama «Medusa» perché dice che con lui ho lo sguardo cattivo, ho due gatte pestifere e ho buone amiche. Sono brava a fare i cup cake, mi è venuta la passione guardando in tivù Buddy Valastro. La maggior parte delle volte cucino con il mio papà (i nostri ultimi esperimenti insieme sono stati il sushi e gli involtini primavera), ascolto la musica rap, disegno fumetti e adoro giocare con la Wii e ai videogame. Da grande voglio fare la pasticciera.
Quello che mi è successo a scuola non me lo aspettavo. Una delle tre ragazze che mi hanno aggredita la conoscevo e mi aveva preso di mira da un po’, ma non pensavo che sarebbe arrivata a tanto. Forse ce l’aveva con me perché anche se frequento la prima classe sono stata scelta per un progetto e lei no ed è più grande di due anni. Ma è una cosa che penso io, non sono sicura. Quel giorno mi stavano aspettando fuori da scuola all’uscita. Una faceva il palo, mentre le altre a turno mi tiravano calci. Fortunatamente i miei compagni erano lì e più di una volta hanno provato a dividerci, anche se le tre ragazze hanno continuato a picchiarmi. Dopo mi è venuto in soccorso un signore giovane che ha provato a farmi calmare e mi ha portato a casa in macchina. Colgo l’occasione per ringraziare sia lui che i miei compagni.
Una cosa che vorrei dire sul bullismo è che questa gente dimostra solo vigliaccheria nel presentarsi in gruppo per affrontare un solo individuo; così facendo dimostrano solo di aver paura. Suggerisco a tutti quei ragazzi e bambini che vengono picchiati dai bulli di sentirsi liberi di raccontare ai genitori quello che gli succede o comunque di parlare con un adulto di cui possono veramente fidarsi. È inutile nascondersi perché nel bene e nel male le cose si vengono a sapere lo stesso. Bisogna parlare soprattutto se è una situazione come la mia o come quella di tante altre persone, ma alle vittime dico: è bene farvi aiutare perché mi sembra inutile che gli altri vi rovinino la vita per niente, sono persone che non si meritano né la vostra attenzione né la vostra fiducia, ma soprattutto non si meritano il vostro rispetto e la vostra amicizia. Lunedì tornerò a scuola, se il medico dice che va bene, accompagnata da mio papà. Io camminerò a testa alta e non avrò paura, perché queste ragazze che mi hanno aggredito alla fine si isoleranno da sole. Spero che questa lettera possa aiutare altri a prendere coraggio e a denunciare i fatti di bullismo, perché si può sconfiggere.”