Ritorna alla ribalta una questione che genera alacri polemiche, ma, soprattutto, copiose nubi di fumo in più porzioni della città.
Lungo i vicoli del Centro storico, così come tra le altre strade più popolate e popolose di Napoli, da diverso tempo, ormai, si estendono “a macchia d’olio” e spuntano come funghi, “i mostri” che assecondano il fenomeno di massa delle momento: friggitorie, patatinerie e qualsivoglia parente animato dai medesimi unti e puzzolenti intenti.
Via Scarlatti, via Luca Giordano, via Toledo, via Roma, via Chiaia, Corso Umberto I, piazza Bovio, Piazza Nicola Amore, Piazza Garibaldi: un’autentica invasione che comporta diversi, lamentati e sofferti disagi.
Strade insudiciate da residui organici, vaschette in tetrapack, plastica alimentare, carta, bottiglie e lattine, carte oleose ed appallottolate, vomitate dai cestini o appollaiate sui marciapiedi.
Non solo i rifiuti, ma anche la grande affluenza di persone, l’inquinamento acustico, i fumi di scarico delle cucine, stanno trasformando il centro storico partenopeo in un enorme “dietro le quinte” di un fast food a cielo aperto.
Il malcontento dei cittadini non è un segreto, anzi, in più frangenti e mediante differenti modalità e tempistiche è stato chiaramente ed apertamente palesato.
In tale ottica si colloca il provvedimento di Francesco Chirico, presidente della II Municipalità, il quale chiede in maniera accorata una regolamentazione di questo genere di attività commerciali.
Le patatinerie devono contribuire al mantenimento dell’igiene pubblica e del decoro cittadino con la pulizia degli spazi antistanti i loro esercizi, con la messa a disposizione di ulteriori contenitori che siano in grado di raccogliere l’intero volume di rifiuti indifferenziati che il loro commercio produce e l’impegno affinché i loro clienti osservino effettivamente, pena multe, i regolamenti.
Imperversa nell’occhio del ciclone, in particolare, Chipstar, la nuova patatineria aperta nei pressi della Stazione Toledo della Linea 1. Sovente accade, in particolare nel week-end, che fin giù le scale della stazione e nel raggio di 10 metri dall’esercizio prenda corpo una vera e propria discarica.
A prescindere dalla scarsa osservanza delle regole civiche da ambo le parti, effettivamente le suddette attività comportano un’esponenziale – se non eccessiva – produzione di rifiuti che ben sottolineano deficit e limiti del capoluogo campano in materia.
Del resto è risaputo che la lingua batte dove il dente duole.
Le lamentele dei residenti e dei cittadini di passaggio tra piazza Dante, piazza del Plebiscito e via Chiaia, dove si contano almeno 10 friggitorie, sono innumerevoli.
Un fenomeno che potrebbe tutt’altro che rivelarsi una “nube di passaggio”, non di certo, fino a quando saprà rivelarsi un’attività indiscutibilmente redditizia.
Per ripristinare un equilibrato senso della civiltà e del decoro, oltre che, per l’appunto, in prospettiva futura, appare necessario e doveroso correre agli immediati ripari, introducendo norme in grado di regolamentare le attività delle friggitorie e tutelare il benessere della città e dei cittadini.