Pasquale Castaldo, 50 anni, operaio, originario di Afragola, era un lavoratore umile e modesto che per esigenza era stato costretto ancora una volta ad allontanarsi dai familiari e trasferirsi fuori regione, pur di guadagnare quanto bastava per tirare avanti onestamente. Questo il tragico destino che ha segnato la vita dell’uomo deceduto nell’incendio divampato in seguito ad uno scoppio, in una palazzina di via Galati, a Roma.
Castaldo è stato trovato morto dai vigili del fuoco all’interno del bagno, senza finestra, di un appartamento del piano superiore rispetto a quello da cui è partita l’esplosione: è deceduto molto probabilmente per l’esalazione del monossido di carbonio scaturito dall’incendio. Viveva insieme ad altri colleghi che però sono riusciti a salvarsi uscendo di casa.
L’uomo lascia due figli, Ciro 17 anni, Rachele, di 23, e la moglie, Maria Graziuso, 45 anni. Quest’ultima, una volta appresa la notizia è stata colta da un malore, dopodiché, insieme al figlio, si sono precipitati a Roma, ma ancora non gli è stato permesso di vedere il cadavere. Per fronteggiare la crisi, Pasquale meno di un mese fa aveva accettato l’ennesimo lavoro in trasferta nel settore dell’edilizia, dove svolgeva attività di stuccatore, per la ditta di Camillo Galasso con sede in via Piave a Casoria. Castaldo svolgeva questo mestiere da circa 20 anni e spesso si è trovato a lavorare lontano dalla sua città a causa della crisi che imperversa nell’edilizia.
Alla famiglia è giunto anche il messaggio di cordoglio del sindaco di Afragola, Mimmo Tuccillo che attraverso il suo ufficio stampa, ha fatto sapere che cercherà di essere vicino e solidale ai figli e alla famiglia in questo momento tragico, ma, soprattutto, successivamente quando si tratterà di fare i conti con una realtà triste anche sotto l’aspetto economico, in virtù del fatto che il lavoro di Pasquale rappresentava anche l’unica fonte di sostentamento per la famiglia. A provocare l’esplosione, una bombola di gas scoppiata in un appartamento al primo piano che era disabitato dopo che l’inquilina era stata sfrattata tempo fa: la donna, Giovannina Serra, è accusata di omicidio e strage.
“Non sono pentita”. Ha dichiarato la donna, facilmente rintracciabile dopo il sequestro di un biglietto di minacce trovato su una Smart parcheggiata nei pressi del luogo dell’incendio: “Questa casa non ve la farò godere, perché siete ladri, ladri“.
Undici appartamenti inagibili, 14 feriti di cui uno in gravi condizioni e soprattutto un morto: questo il bilancio di un’illogica vendetta che ha inferto la più drastica delle ripercussioni su una vittima di quella stessa disperazione.