Intorno al femminicidio consumatosi a Morcone, un raccolto e minuto comune del beneventano, si sono repentinamente raccolti movente, arma del delitto ed assassino.
Si tratta di un delitto passionale, cruentemente scalfito da 30 coltellate inferte con un’arma improvvisata, la cui lama, perfino spezzata dalla barbarie dei colpi inferti, è stata rinvenuta all’interno dell’auto dell’assassino: Damiano De Michele, amante della vittima.
«È morta tra le mie braccia, le ho anche chiesto se voleva essere portata in ospedale ma mi ha detto di no»: questo è quanto trapela dall’interrogatorio del responsabile dell’uccisione di Aurora Marino, la 51enne che avrebbe voluto rendere pubblico e noto quel legame sentimentale che intercorreva tra lei e l’amante.
La testimonianza di Michele ha permesso di ricostruire le ultime ore di Aurora. L’incontro, la lite, lei che minaccia di rivelare alla convivente dell’uomo, incinta, la loro relazione che andava avanti da mesi. Aurora afferra un coltello, Damiano glielo toglie e la colpisce.
Una, due, dieci, trenta volte.
L’autopsia che verrà eseguita nei prossimi giorni, indicherà quali e quante sono state le coltellate letali.
Orrore senza fine: il corpo senza vita avvolto in una coperta e lasciato in un corridoio, la pulizia della scena del crimine; l’arma, con la lama spezzata, che lui nasconde nella sua auto, dove saranno rinvenuti anche gli occhiali, la borsa e il computer della donna.
Una storia che non si può definire “d’amore” per quanto orrore si è ferocemente rivelata capace di sviscerare.