Avellino, 28 luglio 2013 – Un pellegrinaggio nato nel segno di Padre Pio e finito in tragedia: un pullman di pellegrini è precipitato da un viadotto dell’autostrada A16 Napoli-Bari nella zona di Monteforte Irpino.
Si tratta di un tratto dell’autostrada A16 Napoli-Bari, subito dopo il casello di Avellino ovest, in forte pendenza, nel territorio tra i comuni di Monteforte Irpino e Baiano e già palcoscenico di innumerevoli incidenti.
Il pullman precipita nella scarpata nel punto in cui il viadotto presenta un’ampia curva. Un volo di 30 metri dopo aver urtato altre auto, il bus è finito tra alberi e rovi a pochi metri dalla provinciale Taurano – Monteforte.
A bordo una comitiva di anziani, bambini e giovani, originari di Pozzuoli, che quella mattina da Mugnano di Napoli si erano recati in gita a Telese Terme in provincia di Benevento.
È bastato un attimo e la strada provinciale Taurano – Monteforte Irpino è diventata un obitorio all’aperto.
I Vigili del fuoco giunti da Avellino, Salerno, Napoli, lavorano per estrarre i corpi, tagliano le lamiere per raggiungere il fondo dell’autobus. I feriti vengono trasferiti nell’ospedale “Moscati” di Avellino, mentre in strada prende forma una scena inquietante: una striscia di corpi coperti da un telo bianco che si allunga sempre più.
Lo choc, la disperazione, il dolore, le ipotesi investigative che parlano di un guasto ai freni del bus, mentre la ricostruzione di Autostrade descrive il pullman coinvolto nell’incidente sull’A16 è giunto in “velocità nei pressi di un rallentamento di traffico, nonostante fosse segnalato sia dai pannelli a messaggio variabile che dal personale sul posto, e tamponava una serie di autovetture, finendo poi fuori strada in corrispondenza del viadotto Acqualonga’’.
Un incidente che, nel corso delle indagini, scoperchia un vaso di Pandora.
La procura di Avellino ha chiuso le indagini sull’incidente che causò 40 vittime a bordo di un bus turistico precipitato in una scarpata. Tra le 15 persone raggiunte da avviso di garanzia, ci sono Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, e il direttore generale della società, Riccardo Mollo. Le ipotesi di reato formulate dalla procura sono disastro colposo e omicidio plurimo colposo. Ai due manager si aggiungono dieci tra dirigenti e funzionari di Autostrade, più il proprietario del bus precipitato dal viadotto Acqualonga, Gennaro Lametta, e due dipendenti della Motorizzazione. A carico degli ultimi tre c’è anche l’accusa di falso in atto pubblico per aver contraffatto il documento della revisione del veicolo. Il bus, dopo la rottura dei freni, sfondò il guard rail e cadde nel vuoto dal viadotto nel tratto autostradale tra Monteforte e Baiano, nell’Avellinese. Solo nove i superstiti tra i passeggeri.
Le responsabilità ipotizzate finora nell’inchiesta sono, a carico degli esponenti di Autostrade, legate alle condizioni delle barriere di sicurezza del viadotto e per il proprietario del bus ed i due dipendenti della Motorizzazione, in relazione alla mancata revisione del veicolo, che circolava con una attestazione fasulla.