Siamo in uno degli innumerevoli viali enormi di San Francisco e tra le miriadi di attrazioni ci imbattiamo in un fast-food. Si sa: per chi viaggia, a fine giornata, l’unico “monumento” che si ha voglia di visitare è un posto in cui riempirsi lo stomaco. Ciambelle di sera? Solito gelato? Un bel trancio di pizza è la soluzione adatta a tutte le ore.
In un ufficio di Strasburgo sono le 9:00 e una riunione di lavoro vede intorno ad un tavolo di vetro uomini in cravatta, donne in tacco a spillo e chignon, fogli di giornale, taccuini con macchie di inchiostro nero e un vassoio di sfogliatelle.
In un parco-giochi di Shiraz, una mamma accompagna il figlioletto sull’altalena. Accanto, sull’altro seggiolino, una giovane donna dondola lentamente sotto lo sguardo di un uomo distante. Le due donne si accorgono di indossare un velo simile… La madre del bimbo lo fa notare all’altra e tra un botta e risposta nasce in fretta un’amicizia, da cui si scopre che la giovane donna è una studentessa di lingue napoletana, in Iran per studio appunto.
In una pasticceria di Milano, il proprietario, a fine mese, tra un conto e un altro, scopre che il babà vende molto più del macaron.
Sul presepe del Vaticano, i pastorelli portano la scritta “Made in via San Gregorio Armeno” sotto le scarpe.
Sono una laureanda in Persiano, Arabo ed Urdu presso l’università di Venezia, ma in realtà sono di Lecce e il mio fidanzato è Napoletano. Dal punto di vista puramente sentimentale, non posso fare altro che confermare che il sangue napoletano e il calore con cui questa terra e questa gente mi hanno accolta sia in assoluto uno dei migliori del mondo.
Eppure, nonostante i miei soli 21 anni e mezzo, mi sono ritrovata a conoscere veramente un sacco di persone dalle più svariate culture di provenienza. Gli squarci di vita che vi ho descritto qualche riga fa, sono alcune delle esperienze che ho vissuto all’estero e nel “nord” d’Italia. I Napoletani, così come la pizza e il caffè, ormai internazionali, ti predono il cuore, piano piano, senza che tu te ne accorga. Li trovi dappertutto, un po’ come i Cinesi e parlano, parlano, parlano… Con simpatia e a volte ingenuità raccontano a tutti la loro vita, gesticolando con eleganza, come noi del sud usiamo fare. Mentre l’interlocutore dimentica il babà appena divorato e sta già pensando a Napoli come alla capitale della camorra e del tumore, il Napoletano confida i suoi segreti attraverso espressioni colorite, svela gli ingredienti segreti delle sue ricette, racconta orgogliosamente quanto ami la sua terra e quanto questa meriti di essere amata.
Ho mangiato in diverse case con Napoletani, ci ho trascorso ore in treno, ho vissuto matrimoni… Non ho mai incontrato nessuno che non nominasse almeno una volta questa città in contesti positivi. Tutto ciò è commovente… E’ commovente pensare che soprattutto noi del sud in generale non vediamo l’ora di fuggire sempre più lontano dal nostro paese, invece il Napoletano valorizza e tiene alta la sua bandiera, ricordando gli anni d’oro del calcio di Maradona, le visite reali che portarono all’invenzione della pizza Margherita, la tradizione musicale degli artisti di calibro mondiale, quella cinematografica del grande Totò, per citarne solo pochi vanti.
Ma Napoli è stufa.
Se passa per “spazzatura – inquinamento – inciviltà” solo per quegli errori umani che in realtà trovano campo dappertutto, Napoli non ti restituisce niente.
Napoli merita. Però, Napoli non perdona più.