Tra le 11 e le 11.30 almeno due uomini armati sono entrati nella sede di Charlie Hebdo, al numero 10 di rue Nicolas Appert, nell’XI arrondissement. Poco prima, secondo quanto ha riferito un agente ai media, gli assalitori avevano sbagliato obiettivo entrando al numero 6. Una donna ha raccontato di essere stata minacciata dai due davanti alla porta dell’edificio sede del giornale, costringendola ad aprire con il codice numerico. Secondo fonti mediche, una volta entrati i terroristi hanno ucciso un uomo al piano terra, poi sono saliti al primo piano. L’attacco è avvenuto mentre era in corso la riunione di redazione del mattino, a cui erano presenti tutti i principali giornalisti e disegnatori del settimanale. All’uscita dal palazzo il mini-commando s’imbatte nella polizia. In due uccidono un agente a sangue freddo, già ferito per terra sul marciapiede e poi fuggono a bordo di una Citroen scura, si dirigono verso nord-est e a rue de Meaux, nel XIX, vanno a sbattere contro un marciapiede. Secondo testimoni, gli attentatori ancora armati e incappucciati sono stati costretti a lasciare la vettura incidentata e a impossessarsi di “una Clio chiara, parcheggiata lì dietro, al grido di Allah è con noi”, per riprendere la fuga verso Porte de Pantin, sempre in direzione nordest. I tre autori della strage sono stati identificati e localizzati a Reims.
Si tratterebbe due fratelli franco-algerini, di 32 e 34 anni, tornati in Francia quest’estate dalla Siria, più un terzo, un ragazzo senza fissa dimora di diciotto anni. Secondo un investigatore citato dall’Ap, sarebbero collegati alla rete terrorista yemenita. Uno dei sospetti inoltre era già stato processato nel 2008, nell’ambito di un’operazione contro una filiera jihadista irachena basata nel 19/o arrondissement di Parigi. I due fratelli, Said Kouachi e Cherif Kouachi, sarebbero stati riconosciuti grazie alla carta d’identità ritrovata dalla polizia nella Citroen C3 abbandonata dagli attentatori durante la fuga vicino alla porte de Pantin, a Parigi.
Il giovane complice, Hamyd Mourad, 18 anni, – alla guida delle diverse auto durante l’operazione – dopo aver visto il suo nome circolare sul web, si sarebbe consegnato spontaneamente, presentandosi al commissariato di Charleville-Mèzières, nel nordest della Francia. Il ragazzo sarebbe il cognato di uno dei due ricercati. I suoi compagni di classe affermano che ieri mattina il giovane era regolarmente a scuola. Nessuna accusa è stata ancora formulata nei suoi confronti.
Servizi di vigilanza potenziati e un’attenzione particolare alle redazioni giornalistiche romane e agli obiettivi più sensibili, ma anche un invito a una maggiore attenzione inviato dal Viminale a tutte le questure e preture d’Italia, è salito il livello di allerta anche in Italia e con queste parole, il premier, Matteo Renzi, commenta l’agghiacciante accaduto: “È stato compiuto un attentato alla libertà. Credo che oggi pianga tutta l’Europa, – ha aggiunto – tutto il mondo libero, tutte le donne e gli uomini che credono nella libertà e nella ragione. Sono qui per mandare il nostro abbraccio, la nostra solidarietà commossa ai giornalisti, ai cittadini, alle istituzioni francesi, al presidente Hollande”.