Napoli è una città generosa, ma solo con chi sa rendersi effettivamente meritevole di quel caloroso abbraccio che solo l’indole più vera e genuina di questa terra è in grado di sviscerare.
La generosità di Napoli sta emergendo, in maniera semplice e naturale, in queste tristi e sofferte ore, in cui la città sta vivendo un momento storico: l’estremo saluto ad un pezzo della sua storia.
In particolar modo, le 50mila e più anime che si sono spontaneamente radunate in Piazza del Plebiscito per cantare insieme le canzoni più celebri di Pino Daniele hanno dipinto nel cielo più triste e cupo di sempre che abbracciava il Vesuvio, un mantello di emozioni irriproducibili ed inestimabili. Proprio come Pino e la sua musica.
Ieri sera si è riprodotto quello che avveniva ai vecchi tempi, quando non esistevano ancora i cellulari o non tutti li possedevano: gli amici si riunivano in Piazza, perché sapevano di ritrovarsi tutti lì.
La magia, la grandezza e l’umana pregevolezza di Pino sono trapelate soprattutto grazie a quest’aspetto: ha saputo farci ricordare che siamo tutti amici, che quella è la nostra piazza e ieri sera, attraverso il suo verbo, ha preso piena forma quel senso d’appartenenza che, in molti cuori, probabilmente, era stato intorpidito dalle problematiche vicissitudini di quest’epoca.
Napoli è ancora quella dipinta in “Napule è”: ma noi lo avevamo dimenticato.
E la grandezza dell’anima artistica di Pino è disegnata in tutta la sua sontuosa egemonia, proprio attraverso quel primo e copioso abbraccio di Napoli.
Giovani, adulti, anziani: Pino è di tutti. Napoli è di tutti.
E ieri sera, Pino ha voluto semplicemente ricordarci che la sua musica non morirà mai.
Foto: Riccardo Vosa