Nel trambusto di emozioni frammiste e contrastanti che si spintonano e si accavallano, nel corso di queste concitate ore, sono accadute, stanno accadendo ed accadranno tante cose.
Nel marasma generale, come sovente accade, si rischia di “perdere” l’attimo in cui è opportuno catturare quel pugno che ci è esplode in faccia all’improvviso, piuttosto che tentare di schivarlo: nella fattispecie, non può e non deve essere lecito che una notizia, tristemente emersa oggi, passi in sordina, bensì è doveroso, invece, puntare su di essa i riflettori della riflessione introspettiva.
Perché appare evidente che è giunto il momento di fermarci e chiederci dove stiamo andando.
Quanto accaduto oggi, lo certifica in maniera spaventosamente nitida.
«La famiglia è sconvolta Perchè qualcuno ha fatto una foto alla salma di Pino Daniele e l’ha messa su internet». Lo ha dichiarato il musicista Enzo Gragnaniello, amico storico del cantautore napoletano, all’uscita dell’obitorio del Sant’Eugenio di Roma. «È una cosa bruttissima – ha aggiunto Gragnaniello – una mancanza di rispetto. Rappresenta un sacrilegio per chiunque cattolico».
Non è esclusivamente una questione di fede, ma di buon gusto e di senso del decoro.
La foto in questione è un selfie che immortala il becero autore del macabro gesto accanto alla salma di Pino Daniele.
Uno scatto che sorge dal perverso intento di assicurarsi innumerevoli “like”, di mostrare al popolo del web il proprio narcisistico “io c’ero”, la contorta e distorta fame di popolarità che sbrana i valori alla base del viver civile.
Catapultarsi sul corpo senza vita di un mito della musica, non per sussurrargli un commosso “grazie” o per dedicargli un pensiero, sentito, sincero, commemorativo, ma, soprattutto, intimo, bensì per “succhiare” scaltri sorsi della sua rispettabile e signorile popolarità per ottenere quegli scarni ed opinabili 5 minuti di gloria.
Schiavi della vanità, vittime dell’apparire, soggiogati dalle spietate regole dettate dai social, valori, principi ed ideali violentati da follower, “mi piace” e consensi virtuali, perché, oggi, nell’era contemporanea, la stima non si conquista più mostrando doti, umane e morali, apprezzabili e condite da sentimenti ed intenzioni ammirevoli, bensì piazzando selfie capaci di sortire il maggior numero di apprezzamenti e questa caccia alla conquista delle masse, questa compulsiva ossessione del piacere a tutti i costi, si sta rivelando un gioco al massacro che rende ben visibili gli squallidi ed effimeri scenari verso i quali il genere umano si sta precipitosamente traghettando.
Quanto accaduto oggi, probabilmente, non sancisce solo la scomparsa di un’icona della musica, ma, anche e soprattutto, la morte di quel senso del decoro ed ancor più di quei valori che con frequente ed allarmante incidenza risultano assumere le distorte parvenze delle inarrivabili chimere.