Quello che sta per volgere al termine è uno di quei giorni strani, in cui ricordi, emozione, commozione e malinconia si appiccicano ai neuroni ed impongono lo stravolgimento di scalette, programmi, intenzioni, appuntamenti.
Una morte, una “semplice” ma raramente tanto sofferta morte, ha fermato per un attimo il cuore di Napoli, strozzandone in gola per un istante, il consueto ed affannoso respiro.
La morte. Quella che nasce, inevitabilmente, insieme alla vita e della quale rappresenta una parte integrante ed indissolubilmente imprescindibile.
Quella morte che, alle pendici del Vesuvio, viene trattata quasi come “una persona di famiglia” per quanta dimestichezza e familiarità, per varie e sofferte vicissitudini, questo popolo, ha imparato a sviluppare, nel corso dei secoli, dei secondi e degli attimi.
Quella che Napoli piange oggi, però, è una morte, ideologica, emotiva, sentimentale, fortemente sentimentale, perché, quando muore un’artista, non si commemora solo un corpo che cessa di respirare, quel corpo, porta via con sé una parte di noi, di questa terra, delle sue radici e del suo orgoglio. “Quella parte alla quale, ognuno di noi, sente d’appartenere”.
Oggi Napoli piange una voce, un sentimento, un cuore, affaticato eppur instancabilmente appassionato e passionale, un’anima da scugnizzo garbatamente personificata dal blues, nel blues, attraverso il blues.
E quando, ogni napoletano, ha ascoltato o ascolterà per la prima volta “Napule è” è, è stato o sarà avvolto nella toccante consapevolezza di aver guardato, realmente ed effettivamente, negli occhi di Napoli e, attraverso lo spiraglio che si scorge, tra una lacrima e una crepa, di aver davvero conosciuto l’anima di questa terra.
La magia, la nudità, il fascino, la sensualità, il calore, i limiti, le negligenze, le nefandezze, le inabilità, le sbavature, i vizi, gli eccessi, la speranza.
Senza luoghi comuni, senza fronzoli, senza nascondere la realtà.
Nel bene, ma anche nel male.
Con l’innamorata onestà che contraddistingue un napoletano vero.
Ed è per questo che, oggi, Napoli si bagna di lacrime sincere e sofferte, perché sa di aver perso uno dei suoi figli più capaci e devoti.
Eppure, Pino Daniele, ha saputo rendere immortale quella Napoli che per sempre vivrà attraverso le note e le parole di “Napule è”.