Questo Capodanno verrà ricordato come uno dei più rigidi degli ultimi vent’anni in Campania, come quello che ha portato la neve ed il gelo anche nelle nostre lande calde e temperate. Per chi ha un posto in cui tornare e un piatto caldo ad aspettarlo, probabilmente ci si limiterà a questo ricordo. C’è chi invece non potrà raccontarlo in giro, perché non è più qui: nella festosa e rumorosa notte di Capodanno ci ha lasciato silenziosamente l’ennesimo senzatetto, morto per il freddo e per gli stenti. E’ stato ritrovato stamane su di una panchina a Piazza Cavour il cadavere di uno straniero,il cui non possesso di documenti lascia pensare che si tratti di uno dei tanti girovaghi senza fissa dimora che vivono nella metropoli partenopea.
Un’altro essere umano che se ne va nell’anonimato, nel silenzio assordante dei fuochi d’artificio di chi si scambia auguri per l’anno successivo, a poche settimane da un altro decesso avvenuto nel gelo nella stazione di Rimini, in condizioni simili. Non è bastato evidentemente l’apertura delle stazioni durante la notte (secondo prime voci l’uomo sarebbe stato allontanato dalla metro perché ubriaco). La piaga dei decessi dovuti al gelo e alla mancanza di beni di prima necessità nell’ultimo mese ha mietuto centinaia di vittime: i 18 migranti deceduti mentre attraversavano lo Stretto di Sicilia su un gommone morti per la sete e per il freddo, le centinaia di malcapitati nelle baraccopoli del Nord India, altri tre decessi negli ultimi due giorni in Francia, paese particolarmente colpito quest’anno da un inverno assai rigido.
Se da un lato uno, cento, mille pensieri vanno rivolti a queste persone “lasciate indietro”, si deve anche considerare che molte ce l’hanno fatta anche quest’anno. E’ intenzione di Napolitan.it raccontare le loro storie, per rendere un po’ meno anonimo e distante un mondo che ci appare così triste e lontano, ma che è in realtà in stretta simbiosi con il nostro, con chi ogni mattina va al bar e fa colazione o prende il treno per andare a lavorare. Perché, ricordiamocelo sempre, in primis noi giornalisti che ci occupiamo di fatti di cronaca: non si sta parlando di numeri, ma di persone; e le persone non sono tutte uguali, ognuna di esse ha una dignità, una irrepetibilità, una storia che merita di essere raccontata.