Ancora schegge di pericolanti calcinacci piovono dal cielo di Napoli.
Stavolta accade in Piazza Carolina, quando l’orologio segna all’incirca le ore 11.
Accade nel cuore di una gelida, ma soleggiata mattinata di un giorno qualunque, a cavallo tra Natale e capodanno, lungo quell’anello di congiunzione tra via Chiaia e “le vie del Pallonetto” di Santa Lucia.
Un cornicione è crollato addosso ai passanti.
L’edicolante della piazza, Fabio Di Martino, è stato colpito ad un braccio. Non ha riportato lesioni, ha rimediato solo un massiccio spavento, come tutti i presenti.
Una situazione in “caduta libera” nel più versatile e pieno senso del termine che disegna i tratti dell’imprevedibile pericolo per chiunque ed ovunque giacciano strutture fatiscenti e decrepite.
In tale ottica, si colloca il contributo economico garantito per incentivare la ristrutturazione delle facciate dei palazzi napoletani.
La lotta al degrado edilizio e urbanistico di alcuni quartieri del capoluogo campano passa anche attraverso l’approvazione del suddetto progetto comunale volto a promuovere piani di recupero incentrati proprio sulla riqualificazione degli edifici e dell’ambiente urbanistico.
Il 27 novembre scorso la giunta comunale ha infatti approvato una delibera contenente l’istituzione di un «contributo per l’incentivazione al rifacimento delle facciate dei palazzi napoletani»: una somma pari a 600mila euro, destinata alla detassazione della Cosap, l’imposta sull’occupazione di suolo pubblico che i condomini sono tenuti a pagare per l’installazione delle impalcature necessarie allo svolgimento dei lavori di ristrutturazione.
Per accedere al finanziamento, le richieste dovranno pervenire entro il prossimo 30 giugno.
La concessione del contributo è consentita, però, soltanto a condizione che «non sia già intervenuta l’ordinanza sindacale di obbligo all’esecuzione dei lavori» e che l’opera di ristrutturazione non venga eseguita dal Comune «in danno alla proprietà».
Risulta, quindi, chiaro che l’amministrazione si sta attivando per “correre ai ripari”.
Tuttavia, la questione, risulta molto più articolata, radicata e complessa, così come più volte evidenziato dai molteplici “segni di cedimento” palesati da più edifici in svariate zone della città.