La femminilità è una Signora con la “s” maiuscola, una donna che, qualunque cosa faccia – o non faccia – e dica – o non dica – rimane sempre al di sopra di sé stessa. Non si concede mai interamente: non si svende, non si regala alle mode più facili, ma conserva sempre una fulgida porzione d’anima avvolta in un succinto velo di mistero, che porta il nome di fascino.
Il mistero è affascinante, è la forma più sensuale assunta dal fascino: è il non detto, il suggerito, l’implicita, il bisbiglio, il riserbo, la discrezione, il pudore; l’intimità che non si mette mai in piazza, che rimane fedele a un proprio codice d’onore e riservatezza. È l’eleganza che calibra il rispetto di sé e che si veste di sobrietà e di senso della misura, perché consapevole che lo strafare non è mai veramente femminile e che l’esibire, l’ostentare, il gridare e il dimenarsi, si addicono alle donne da poco.
Una donna di classe è una persona di valore, una persona che sa di valere, ma senza superbia né saccenza, piuttosto sa assumere regale maestria, anche indossando l’abito più modesto, ma cucito dal buon gusto, adornato da trucco leggero, ma di sicura efficacia ed inebriato dal profumo appena accennato, ma capace di contaminare irrimediabilmente le narici.
Donna di classe si nasce, non si diventa, la classe non si eredita con un titolo o un cognome, ma è insita nel dna, a prescindere dalla classe sociale di appartenenza.
Un tempo le donne di classe si incontravano per strada: erano la signora della porta accanto, la madre di famiglia, la commessa, l’impiegata. Poi, come per effetto di una tacita carestia, sono diventate una merce sempre più rara: messe all’angolo da un esercito di ragazzine, di ragazzotte, di donnine e donnacce, pronte ad emulare le bambole sexy proposte da tv e riviste patinate che hanno saputo solo rivelare quanta vuotezza, volgarità, stoltezza e mancanza di buon gusto, quello stesso corpo detentore di stile e classe è in grado di estrinsecare.
Sono scomparse, anche e soprattutto, dal mondo dello spettacolo, dal cinema, dalla televisione, dalla musica leggera, dallo sport e dalla stessa pubblicità. Ancor più triste e desolante appaiono le performance delle donne di spettacolo che, oggi, impazzendo sugli schermi: grossolane, sguaiate, disposte a fare qualunque cosa, ad abbassarsi a qualunque sconcezza, pur di ottenere un servizio fotografico su qualche rivista-spazzatura di gossip o una comparsata nei più mediocri programmi televisivi.
Le più giovani sognano di “sfondare” grazie ad «Amici» di Maria De Filippi o magari al «Grande Fratello», convinte di possedere chissà quali eccelse doti naturali e che molto esibizionismo e un po’ di faccia tosta possano compensare la mancanza di talento, di intelligenza, di gusto.
La donna di classe, di contro, non teme le rughe e accetta di invecchiare senza ricorrere alla chirurgia estetica, che trasforma il viso in una maschera felina. Sa di valere, anche se la modestia fa parte del suo abito mentale; perciò non tenta disperatamente di inseguire i perduti vent’anni, ma asseconda con grazia e intelligenza le diverse stagioni della vita, conscia del fatto che il fascino è qualcosa di molto più sottile e di molto più prezioso della bellezza che proviene dalla sola giovinezza.
Non si può essere giovani per sempre e non si deve cadere nel ridicolo di atteggiarsi a ventenni, quando si hanno sessant’anni; ma si può essere sempre raffinate, affascinanti, intriganti, purché si abbia classe.
Quando si dispone di classe, l’età diventa un elemento secondario o, addirittura, un ulteriore fattore di fascino; perfino le rughe, portate con dignità e naturalezza, possono accrescere il fascino, non diminuirlo; così come le belle persone restano tali anche indossando un vestito vecchiotto, purché pulito e di buon gusto; mentre nessun vestito nuovo, per quanto costoso e all’ultima moda, riuscirà mai a trasformare in meglio delle brutte persone. La vera bellezza viene da dentro, non da fuori e una donna di classe di settant’anni vale dieci volte più di tutte queste insulse ventenni che si agitano, smaniano e si contorcono per attirare, seminude, l’attenzione dei maschi che valgono quanto loro: vale a dire pressoché zero.
La donna di classe sa che uno spacco vale più di cento minigonne e sa che uno sguardo può lasciare il segno più di cento perle sull’ombelico, esibito coi pantaloni a vita bassa; sa che alludere è più raffinato che strillare, come sa che sussurrare è molto più sensuale che dire.
La donna di classe si muove con garbo, parla di cose interessanti e nello sguardo le brilla una luce particolare: perché ama la vita, ma la ama con sensibilità e intelligenza, non con avidità e prepotenza.
La donna di classe non è schiava delle mode, perché possiede un’eleganza naturale, istintiva: sa farsi guardare e gli sguardi che attira sono più di ammirazione che di volgare desiderio, perché suscita rispetto, non brame disordinate. Certo, non tutti dispongono dell’acume e della sensibilità necessarie per riconoscere una donna d classe, giacché la discrezione e l’incapacità di mettersi in mostra sono elementi cardine sui quali giace adagiata la sua stessa sublime essenza.
Questa è la regione che ha consentito a cosce e decolleté al silicone di dominare la scena: la pochezza e la superficialità degli uomini che prediligono l’apparire rispetto all’essere.
Le donne di classe sono perle di rara e preziosa femminilità capaci di conferire il più pieno, appagante e decoroso senso all’” essere donna”.
Ieri, una donna di classe, si è trasformata in un eterno angelo.