“Alle mie spose consiglio sempre e solo di lasciarsi guidare dal cuore per giungere ad afferrare la scelta che realmente rispecchi ciò che desiderano, senza lasciarsi condizionare dai pareri di amici e parenti e, ancora peggio, dalle tendenze dettate dalla moda: scegliere senza lasciare spazio ai “se” e ai “ma”, a patto di non tradire galateo e decoro, lanciandosi nella ricerca di un abito capace di trasmettere gioia, serenità ed armonia. La vita è una. Il matrimonio è uno. Almeno questo è ciò che ci si augura quando si percorre il cammino che culmina con il fatidico sì. Molto spesso, le madri delle spose, mi confessano di essersi pentite delle scelte praticate e questo non deve mai accadere, il ricordo di un giorno importante e cruciale come quello del matrimonio, non deve essere avvolto in un triste velo di malinconico rimpianto. La scelta dell’abito deve avvenire con leggerezza, libera da condizionamenti e distrazioni, animata da un unico ed imprescindibile imperativo: scontentare gli altri, pur di accontentare sé stessi.”
Parole che derivano da una consolidata e lungimirante esperienza, dalle quali traspare l’accorta e vigile premura di un autentico cultore della perfezione, quella perfezione che trapela dall’eleganza insita anche nei dettagli, apparentemente trascurabili e che, invece, sanno fare la differenza.
Sono le parole con le quali Gianni Molaro ci traghetta all’interno del suo incantevole e fascinoso mondo.
Gianni, nell’immaginario collettivo, è percepito e conosciuto come l’uomo, longilineo e raffinato, che appare in passerella in coda ai suoi elegantissimi e mai banali abiti, contornato da meritati e sinceri applausi; lo stilista venerato dalle spose e che ha vestito innumerevoli vip; il personaggio televisivo che sovente affianca Caterina Balivo nel programma “Detto Fatto”, in onda su Raidue nell’ambito delle prime ore pomeridiane; il detentore dei Guinness: il velo da sposa più lungo del mondo di 326,70 metri, l’abito da sposa più largo del mondo di oltre 13metri di diametro e l’abito da sposa più prezioso al mondo di un valore commerciale di 10 miliardi di Lire, tempestato con 7000 diamanti, portano, infatti, tutti la sua firma.
Tuttavia, chiunque abbia valicato o valicherà la soglia del suo atelier, ubicato a San Giuseppe Vesuviano, ha avuto modo di conoscere o conoscerà, semplicemente, Gianni: un uomo infinitamente cortese, paziente e garbato, munito di una sensibilità marcata e sincera, capace di prendere per mano ambizioni ed intenzioni e tramutarli in sogni, concreti e tangibili.
Una location sfarzosa, elegante, contornata da foto, cimeli, ricordi che raccontano la storia e i successi di Gianni, nell’ambito della quale, paradossalmente, è proprio la sua anima di uomo umile e semplice ad emergere in tutta la sua sommessa e preziosa spontaneità.
Esperienza, buon gusto, classe e professionalità messe al servizio di chiunque voglia riporre nelle sue mani il sogno cullato lungo l’intero cammino della vita e che trova la sua più sublime ed appagante espressione nella tanto agognata favola d’amore.
I suoi abiti da sposa, frutto del minuzioso connubio, armonico e perfetto, tra eleganza e ricercato – ma mai volgare – estro, generati dall’inestinguibile vena creativa di Molaro, rappresentano l’espressione più cruda e palpabile della sua anima, umana ed artistica.
Autentici capolavori sartoriali, inebriati da un’aureola di candida magia, anche quando il colore dominante è tutt’altro che bianco latte. Tessuti, delicati e fulgidi, imbastiti di emozioni frammiste, camaleontiche, iridescenti. Gianni non disegna abiti da sposa, bensì cuce addosso ad ogni donna l’emozione che più fedelmente ne rispecchia i sogni.
Ma Gianni, come detto, è anche un uomo che, armato esclusivamente di ambizione e talento, ha saputo affermarsi e conquistare passerelle, consensi, successo. Un esempio al quale, senz’altro, le nuove generazioni possono e devono ispirarsi: “Per quanto mi concerne, 100 anni fa, oggi, domani, vige un unico esempio di vita al quale ispirarsi: il lavoro. Spirito di sacrificio, intelligenza, apertura mentale totale, agire senza pensare chi sei e cosa fai: questi i gradini da percorrere per fare strada. Gianni Molaro tutt’oggi scarica gli abiti dall’auto, nel cuore di Piazza di Spagna, per portarli nel suo atelier in Via del Babuino, senza curarsi di ciò che può dire o pensare chi mi vede: questo è sinonimo di lavorare con umiltà senza perdere di vista gli obiettivi. A mio avviso, montarsi la testa, darsi delle arie e crogiolarsi nei successi, vuol dire arenare le ambizioni e castrare la propria crescita, umana e professionale. Bensì, i successi, a mio avviso, vanno interpretati come punti di partenza sui quali seguitare a lavorare, per migliorarsi, per individuare i propri punti deboli e rafforzarli. Ho costruito la mia immagine lavorativa negli anni ’90 e nonostante l’economia vivesse un periodo più florido rispetto ad oggi, sono partito non da zero, ma da sotto zero. Ho iniziato svolgendo tre lavori contemporaneamente: di giorno ero impiegato e consulente, mentre di sera lavoravo per conto mio, accendendo la lampadina dell’ambizione. Questa è l’unica strada da perseguire per giungere alla svolta. Chi arpiona gli insuccessi ad alibi sterili, quali “la sfortuna” o “le raccomandazioni” non saprà né potrà mai farsi strada. La fortuna non esiste, va creata e ricercata con le proprie mani. Così come la crisi deve essere vista come un espediente che introduce una sorta di selezione naturale e che, pertanto, esiste per non consentire a tutti di emergere, ma solo ai più talentuosi, ovvero, coloro che, seppur muniti di esigue risorse economiche, riescono a gettare le basi per crearsi un futuro e per conferire mordente ed impeto alle proprie ambizioni. Spirito di sacrificio, positività, audacia, intelligenza, un pizzico di calcolo e creatività: queste sono le armi di cui munirsi per conseguire la scalata al successo.”
Il consigliere che ogni donna vorrebbe avere accanto all’armadio, tutte le volte che impazza la caccia all’outfit giusto, in quanto dettagliatamente capace di guidare verso le scelte più consone ed oculate; l’amico che ogni donna dovrebbe avere, in quanto rappresenta un inestinguibile pozzo d’insegnamenti e valori, umani e morali; il Re che raggiunge l’apoteosi della sua eccelsa umiltà, allorquando adagia il velo sul capo dell’emozionata sposa, coronandone il sogno d’amore, lasciandole cucito addosso molto di più di un semplice abito.