Si attraggono più mosche col miele che con l’aceto. Le ultime dichiarazioni rilasciate da Barack Obama hanno un qualcosa che ricorda tanto questo detto popolare, che sa di “abbiamo sbagliato approccio con loro, o comunque ormai è inadeguato”. Non lascia molti dubbi su cui riflettere il Presidente degli USA, il quale, in sintesi, afferma che la riapertura di un dialogo con l’America può innanzitutto portare benefici economici non solo ad entrambi i Paesi, bensì all’intero emisfero; che la figura degli States ne uscirà ripulita allo sguardo specialmente del mondo latino, con il quale è legata a doppio filo (qualcuno direbbe a doppio cappio) ma anche e soprattutto che a guadagnarci saranno i cittadini cubani ed i loro diritti, ad onore dell’intramontabile faida ideologica capitalismo vs comunismo che impervia da prima della Rivoluzione del Che.
Obama ha anche ammesso che gli Stati Uniti avrebbero cercato nel tempo, attraverso la via dell’embargo, un modo per dissolvere la società imposta da Fidel Castro negli anni ’60, uno dei pochi baluardi anti-america (ricca certamente di problemi e contraddizioni interne) presenti ad Occidente, e che tale direzione si è rivelata nel tempo un vicolo cieco. Nel contesto di nuovo gelo tra Occidente e Russia è apparso forse più lungimirante evitare che scenari simili a quello delle simpatie russe-cubane possano ripetersi, anche a costo di aprire le frontiere ai “comunisti”, come molti nell’immaginario collettivo statunitense vengono identificati questi nuovi potenziali esportatori ed importatori.
Pare che all’inizio di tutto ci sia stato il rilascio da parte di Alan Gross, agente facente parte di un’associazione di sviluppo internazionale, l’USAID, il quale cinque anni or sono fu intercettato e messo in prigione dallo stato cubano. Alan ha rivisto casa sua proprio ieri, a seguito di circa un anno di trattative segrete con i servizi militari e di Inelligence americani. Quale caso mediatico migliore di questo per riaprire una porta che era stata chiusa a chiave da così tanti anni? Che la ruggine vada via poco alla volta, attraverso un nuovo processo di “americanizzazione”, si vedrà col continuare delle trattative diplomatiche e con i risvolti che quest’ultime avranno non solo su Cuba, ma sul mondo intero.