Non sono bastati due mesi di agonia per salvare la vita di Natalino Migliaro, il 30enne battipagliese aggredito da un gruppo di rapinatori balordi, la notte tra i 4 e il 5 ottobre, mentre era appartato in auto con la sua fidanzata sul litorale di Battipaglia, in via Idrovora, zona Lago.
I due si trovavano in una stradina di campagna in un campo di mais. Gli investigatori ipotizzano che l’aggressione sia scattata dopo il tentativo di rubare la vettura, una Lancia Musa. I malviventi però, a causa del cambio automatico, non sono riusciti a inserire la retromarcia per fuggire: in quel momento si sarebbe scatenata la furia dei due che hanno violentato la ragazza, 26enne di Eboli, e massacrato di botte il fidanzato.
Natalino è stato pesantemente malmenato, mentre la sua ragazza è stata violentata.
Il giovane, dopo la lunga terapia intensiva in stato di coma all’ospedale San Leonardo di Salerno, era stato trasferito da una settimana all’ospedale di Campolongo di Eboli per un percorso riabilitativo. Ma, ieri mattina, intorno alle 6, per sopraggiunte complicazioni del quadro clinico, è morto per arresto cardiaco.
A nulla sono servite le iniziative di solidarietà di parenti ed amici per aiutare la famiglia a sostenere le spese mediche, purtroppo Natalino Magliaro non ce l’ha fatta.
Ucciso dalla barbarie di due balordi, ucciso dall’indifferenza della gente.
Una storia da far west che racconta come e quanto le più indicibili e cruente azioni criminali possono intrecciarsi con le nostre vite.
Un atto dettato dall’amore, dal legittimo desiderio di desiderarsi, un’impellenza capace di rivelarsi fatale, perché adagiata lungo una strada dalla quale è trattato, inaspettatamente, tutto quello che di più lontano e dissimile all’amore esista al mondo.
Natalino ha pagato con la vita quella leggerezza dettata dall’amore, la sua ragazza con una luttuosa cicatrice che eternamente segnerà la sua anima.
A contornare il tutto, sopraggiunge anche “l’illegittimità di rivendicare il diritto alla salute”.
Come se una vita umana valesse il costo di una spesa medica.
Eppure, alla vita di quel corpo “malato d’amore per la sua donna”, la società, la nostra società, si è rivelata crudelmente capace di attribuire un prezzo.