Associazione mafiosa, spaccio di sostanze stupefacenti, estorsioni.
Reati che fanno da cornice alla condanna di Oreste Iovine, il 25enne figlio ”d’arte” di Antonio Iovine, ex boss del clan dei Casalesi che ora è collaboratore di giustizia.
Quattro anni e mezzo: questo è il tempo stabilito dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduto dal giudice Orazio Rossi, dopo che il pm antimafia aveva richiesto la pena di tre anni e mezzo. Iovine junior, seppur non abbia mai indossato le vesti di un leader nel clan, ha cooperato tra i Casalesi con Salvatore Venosa per dare fiducia a chi già intravedeva il declino del gruppo camorristico, dopo la fine della latitanza di Antonio Iovine. Lo scettro che passò di padre in figlio si rivelò, però, fallimentare, poiché, Venosa, dopo l’arresto, decise di collaborare con la giustizia e Oreste Iovine fu fermato nell’ottobre scorso, poco prima di partire per la Spagna.
Dopo il fermo che gli fu imposto, Iovine ha confessato alcuni ed importanti reati tanto che l’accusa chiese l’attribuzione delle attenuanti, nonostante il giovane non avesse accettato di collaborare.
A far compagnia ad Oreste Iovine tra accuse e reati, anche i fratelli Carmine e Giuseppe Petito, Luigi Cerullo e Alfonso Piccolo (autista del figlio del boss) che hanno scelto il rito abbreviato e che sono stati condannati per estorsione e spaccio di stupefacenti.
Altro duro colpo per la camorra che sta continuando a subire lo sgretolamento del puzzle criminale costruito a partire dalla seconda metà del Novecento.