Loris è solo uno dei tantissimi angeli che vola via lasciando moltissimi dubbi e un dolore immenso nei cuori della gente comune, perché un bimbo non può morire, soprattutto non in quel modo. I dubbi diventano tanti quando si scopre, ancora una volta, che la versione della madre non è per niente chiara e allora ci chiediamo: è un caso che ogni volta che si verifica la morte di un bambino, la famiglia diviene uno dei luoghi più probabili dove cercare il mostro?
Chiariamo che le nostre sono supposizioni e non accuse, di certo gli inquirenti stanno indagando sulla stessa madre del piccolo, perché, ciò che fin qui appare come certo è che Loris non era nell’auto della madre, la dichiarazione di quest’ultima, infatti, viene smentita dal filmato di una telecamera che ritrae con inequivocabile inattaccabilità, l’assenza del piccolo all’interno della vettura della madre.
Questa vicenda riapre un triste squarcio sui tanti casi che tuttora sguazzano in un mare di dubbi e in un vuoto incolmabile, ciò che più di tutto lascia poco spazio alla speranza è il silenzio che avvolge queste orribili notizie.
Quel silenzio che avvolge le morti di Fortuna e Antonio e soprattutto quella di una bimba di cui sembra che nessuno voglia parlare: Maria, la bimba di Crispano, – comune ubicato nell’area Nord di Napoli – che nel 2007 viene portata in ospedale dai genitori che dichiarano che Maria ha accusato un malore mentre mangiava una pizza. Questa la causa che ha comportato lo strangolamento della piccola, secondo i genitori.
Ciò che riscontreranno i medici ha davvero dell’incredibile: Maria è una bimba di cui qualcuno abusa da molto tempo, strangolata, non da una pizza, ma, di certo, da qualcuno a lei molto vicina. I medici sono assolutamente convinti della diagnosi, tanto che sarà resa ufficiale e le indagini porteranno all’arresto di uno zio della piccola.
Nessuno ha più parlato di questa vicenda, anzi, la nonna della bimba, al cospetto delle telecamere, si mostra irritata e non intende rilasciare dichiarazioni.
Allora: è giusto che questi bambini, dopo aver subito violenze da parte di persone di cui si fidavano siano, poi, gettati nel dimenticatoio, mettendo a tacere la propria coscienza, pur di non inimicarsi qualcuno?
Fortuna e Antonio sono vittime della stessa realtà, in quanto entrambi figli di una realtà difficile e complessa, quella che ogni giorno nasce e cresce nel Parco Verde di Caivano, un luogo dove la malvivenza, l’ignoranza e l’analfabetismo regnano, ancora oggi, quindi lì si cresce in contesti molto complicati e – come sovente accade- sono sempre i più deboli a pagarne le conseguenze.
I due bimbi sono morti perché qualcuno li ha scaraventato giù da uno dei finestroni dei fatiscenti palazzi, perché qualcuno ha voluto fermare il battito dei loro cuori innocenti, ma l’atroce scoperta arriva dopo la morte: Fortuna subiva abusi sessuali da svariato tempo e nei suoi disegni era evidente che lei soffrisse di un male indicibile.
Una bambina munita di una voce troppo labile per urlare quell’orrore che tratteggiava con pennarelli e matite.
Il silenzio: la costante che accomuna, contraddistingue ed avvolge queste piccole vite attanagliate da grandi tragedie.
Angela Orsini