Quanto accaduto a Roma, lo scorso 3 maggio, non può e non deve essere frettolosamente relegato nell’ingiusto cassetto del dimenticatoio.
Ed è per questo che il Club Napoli Cercola, ieri sera, ha organizzato un sommesso e sentito evento in memoria di Ciro Esposito, al quale hanno aderito con cordiale partecipazione Antonella Leardi e Giovanni Esposito, i genitori del giovane che ha perso la vita in seguito all’agguato avvenuto nei pressi dello stadio Olimpico di Roma, prima della finale di Coppa Italia.
Una dramma che ha scosso non poco i membri del Club vesuviano, presenti anche loro a Roma quel giorno e che solo per una fortuita casualità non si trovarono sul luogo della tragedia al momento degli spari, tant’è vero che nei giorni immediatamente successivi alla sciagura diramarono un cominciato ufficiale in cui fornivano la loro testimonianza, oltre che partecipata solidarietà alla famiglia Esposito.
Ieri sera, il presidente Salvatore Fiorenza e le altre anime azzurre iscritte al Club hanno voluto dimostrare il loro impegno attivo ancor più concretamente, soprattutto per mantenere viva l’attenzione, popolare e mediatica, intorno al nome di Ciro Esposito e per conferire un lecito e pieno senso alla dedica “Per non dimenticare.”
“Lo slogan del nostro Club –spiega il Presidente, Salvatore Fiorenza– è “Sempre al tuo fianco” ed è ovviamente rivolto alla nostra squadra del cuore, ma, da oggi, estenderemo questa dedica anche alla signora Antonella e a tutta la famiglia Esposito, alla quale siamo e saremo incessantemente vicini. Inoltre, desideriamo ringraziare pubblicamente la signora Antonella, non solo per averci onorato della sua presenza stasera, ma soprattutto per la lezione di civiltà e decoro che fin da subito ha impartito all’Italia intera. È una donna che con il suo ammirevole esempio rappresenta un motivo di vanto ed orgoglio per Scampia e per Napoli.”
“Ho accettato con immenso piacere quest’invito – dichiara Antonella Leardi – per portare anche in mezzo a questi tifosi il mio messaggio di pace, affinché quanto accaduto a mio figlio non si verifichi più e non ci siano cuori di altri madri straziati da questo dolore atroce.”
Mamma Antonella, in realtà, il suo messaggio ed ancor più, il dolore che le deturpa la vita, li rende estremamente percepibili attraverso quegli occhi, stanchi, ormai, di versare lacrime e alla perenne ricerca di un brandello di speranza al quale aggrappare piccoli e forti passi di serenità. Quegli occhi che spalancano le porte di un’anima aggrovigliata ad una serie di emozioni contrastanti, tra le quali, con una semplicità disarmante, prevale un’ammirevole pace interiore, raggiunta attraverso la Fede in Dio ed animata dall’inesauribile attaccamento preghiera.
Un cammino sofferto, ma encomiabile che le ha consentito finanche di forgiare il dolore in perdono: “Non ho mai augurato la morte a De Santis, l’ho davvero perdonato per quello che ha fatto, ma confido nella giustizia terrena e mi auguro che trascorra in carcere il resto dei suoi giorni, perché è l’unica ragione che mi tiene ancora in vita unitamente al desiderio di diffondere il messaggio di non violenza del quale con tutte le forze mi sto facendo portatrice e che mi ha portato ad istituire l’associazione in memoria di mio figlio. Non lasciateci soli, rivolgo quest’appello soprattutto ai ragazzi e a tutti coloro che hanno il potere di sensibilizzare e smuovere le coscienze: quanto accaduto a mio figlio è una tragedia indescrivibile che poteva accadere a chiunque, non vestitevi d’indifferenza ed aiutatemi ad urlare giustizia a gran voce.“
In quell’intreccio di commosse, sofferte ed accorate parole, riecheggia con indicibile frequenza il nome di Ciro, gli occhi di mamma Antonella sfogliano l’album dei ricordi, mentre la sua voce descrive quel figlio tramutatosi in angelo troppo prematuramente: parole che raccontano la vita semplice e pulita di un ragazzo, un figlio, un fratello, un amico, un fidanzato, un tifoso. Il lavoro all’autolavaggio, i sogni di ragazzo normale, l’allegria da “festaiolo” della famiglia piena di voglia di vivere, gli innumerevoli casatielli che le amorevoli mani di mamma Antonella preparavano per lui, allorquando nell’aria serpeggiava l’odore di un’imminente trasferta, fino a quell’ultima volta in cui si è frettolosamente chiuso la porta di casa alle spalle, per correre dal suo “grande amore”, inconsapevole del fatto che non vi avrebbe fatto più ritorno, fino a giungere agli ultimi sospiri, i ricordi più strazianti e dolorosi. Laddove non sono capaci di giungere le parole, ci pensa l’amore inferto in quegli occhi, lucidi, ma sereni, a raccontare non chi era, ma chi è Ciro Esposito.
È un amore, straziato dal dolore, eppure terribilmente vivo, quello che anima il cuore di mamma Antonella ed è attraverso quel perpetuo sentimento che Ciro continua a vivere.
Le immagini che quell’ammirevole donna porta affisse negli occhi non sono destinate a sbiadire, proprio perché tinte con i colori indelebili del vero amore.
Tuttavia, Antonella confessa di aver trascorso una notte insonne, perché una notizia l’ha terribilmente scossa: “Trovo irrispettoso per la memoria di mio figlio e per il mio dolore che quest’anno la finale di Coppa Italia venga disputata di nuovo in quel palcoscenico che ha accolto la morte di mio figlio. Esistono tanti altri stadi, in Italia, in Europa, nel mondo. Perché di nuovo a Roma?”
Per aiutare chi di dovere ad elaborare una replica sensata a tale quesito, ho deciso di allegare un video a queste parole.
Un video che immortala Ciro, sugli spalti, durante una delle innumerevoli trasferte dettate dall’amore che, fino all’ultimo respiro, lo ha legato ai colori azzurri, mentre intona un coro che recita le seguenti parole: “Ed io ti seguirò ovunque giocherai. E mai ti lascerò, anche se sono guai.”
“Ho pianto per due giorni dopo aver visto quel video. – Confessa Antonella – Ciro era bello come il sole. Si sente la sua voce.”
Allora è giusto, se non doveroso, diffondere, ancora una volta, questo video, affinché quella voce non sbiadisca, insieme alle iconografie che rendono immortale il suo viso e il messaggio si cui è diventato portatore.
Affinché “Ciro Vive” non sia solo uno slogan, ma un messaggio concreto alimentato da quello stesso amore che dimora negli occhi e nel cuore di mamma Antonella.