San Sebastiano al Vesuvio rappresenta “il fiore all’occhiello” dei comuni dell’entroterra vesuviano, così come sensibilmente trapela dal suo stesso soprannome “la piccola Svizzera”.
Un comune raccolto, signorile, distinto, ordinato, sempre pulito e di rado chiassoso. Così viene dipinto il suddetto paesino ubicato ai piedi del Vesuvio nell’immaginario collettivo.
Forse, un tempo, erano linee e colori che trovavano tangibile riscontro nella realtà, tuttavia, da qualche tempo, su quella tela, vengono frequentemente inferte truculente pennellate di nero che creano un intenso e stonato contrasto con i tenui colori che demarcano quella sommessa realtà.
Una mutazione alla quale è andato prevedibilmente incontro, anche e soprattutto, il Liceo Scientifico “Salvatore di Giacomo”, istituto scolastico radicato nel cuore di San Sebastiano al Vesuvio, un tempo frequentato dai rampolli delle più rinomate famiglie del circondario, adesso forgiato a teatro di fin troppi incresciosi episodi.
Quanto denunciato di genitori di una studentessa dello stesso Liceo lo dimostra con inequivocabile crudezza.
La giovane, iscritta al primo anno di liceo, – secondo quanto dichiarato dai suoi genitori alle forze dell’ordine al momento della denuncia – sarebbe stata avvicinata da altri studenti e dissuasa con la forza a varcare i cancelli della scuola che imperversa in stato di sommossa ed agitazione, come la maggior parte degli istituti napoletani.
«Se entri ti accoltello».
Questo il monito del quale si sono avvalsi gli studenti più grandi per convincerla ad approvare e condividere il loro desiderio di sabotare le lezioni scolastiche.
Gli inquirenti, dopo aver ascoltato la ragazza, stanno lavorando all’identikit degli autori delle minacce delimitando le ricerche all’aria compresa tra San Sebastiano e Portici.
Una notizia che non stupisce né scandalizza la popolazione locale che racconta di adolescenti sempre più scriteriati, irrispettosi e violenti, contro tutto e tutti.
Stando a quanto dichiarato da chi quotidianamente si aggira intorno alle mura del liceo, rapine, liti, pestaggi, furti, atti di bullismo e “malefatte varie” sono all’ordine del giorno, complice soprattutto la fama della quale, appunto, gode “la piccola Svizzera”: ville secolari e palazzi lussureggianti abitati da famiglie benestanti e facoltose che guidano auto importanti, agghindati in abiti griffati.
Un boccone fin troppo appetibile per i “micro e macrocriminali” che stanziano in realtà ben più degradate e fin troppo vicine a San Sebastiano per non essere attratti dal “profumo di soldi facili”.
Eppure, gli abitanti di San Sebastiano, non raccontano solo storie di un paese “saccheggiato dai vandali”, ma anche e soprattutto di una quotidianità trafugata dai capricci dei “figli di papà” sempre più proiettati verso la pratica di condotte scriteriato ed indecorose.