Duro colpo inferto dai carabinieri al famigerato “Napoli Group”.
Cinquantasei persone facenti parte del rinomato gruppo di falsari sono state arrestate quest’oggi a Napoli.
La voce “Napoli Group” include undici associazioni a delinquere e soprattutto, secondo gli inquirenti, è responsabile della produzione del 90% degli euro falsi in circolazione in tutto il mondo.
Complessivamente sono stati eseguiti 29 provvedimenti di custodia in carcere, 10 ai domiciliari e 5 di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. A questi si aggiungono 12 provvedimenti di divieto di dimora e tra i destinatari c’è anche Domenica Guardato, la mamma della piccola Fortuna – la bambina vittima di abusi, morta il 24 giugno scorso dopo essere caduta nel vuoto da un finestrone di una delle palazzine del Parco Verde di Caivano – sulla cui morte, avvenuta in circostanze alquanto misteriose, sono tuttora in corso delle indagini.
Quando i carabinieri hanno bussato alla porta di Mimma Guardato, la donna pensava che fossero lì giunti per fornirle qualche novità legata alla morte della sua piccola Fortuna.
“E invece mi hanno detto che ero destinataria di un divieto di dimora, che dovevo lasciare casa. Ma io con questa cosa dei falsari non c’entro assolutamente nulla”, ha detto all’Ansa. “Sto andando dal mio avvocato per cercare di capire cosa è successo, cosa sta succedendo e perché io sono stata chiamata in causa in questa vicenda – aggiunge – so solo che quando ho visto i carabinieri ho pensato alla mia piccola Fortuna, non certo ad una vicenda del genere”. In riferimento alle illazioni avanzate, in merito al collegamento tra questa vicenda e le attività del suo ex marito, attualmente detenuto nel carcere di Secondigliano, Mimma risponde: “Ci siamo lasciati nel 2009, non so neanche la ragione per la quale è in carcere”.
La Banda era più che perfettamente organizzata ed articolata, i componenti della stessa erano in contatto con esponenti della criminalità organizzata di vari Paesi europei, cui davano lezioni di contraffazione spostandosi da un Paese all’altro. Le banconote venivano spese non solo in Europa, ma anche in Algeria, Tunisia e Senegal.
Francia, Spagna, Germania, Romania, Bulgaria, Albania, Senegal e Marocco i Paesi più colpiti.
Ciascuna delle associazioni che componeva il gruppo, molto temuto dalla Bce, era specializzata in un compito: dallo stoccaggio al trasporto alla spendita al minuto delle banconote.
Nel corso dell’operazione sono state scoperte una stamperia ad Arzano (Napoli) e una zecca a Gallicano (Roma).
La banda, ha spiegato il Nucleo falsificazione, ha osato addirittura stampare una banconota da 300 euro, taglio che non esiste: banconota poi spacciata in Germania.
Dalle indagini non sono emersi elementi che riconducano l’attività a clan camorristici, anche se in un primo momento questa possibilità era stata ipotizzata.
Indicavano il dollaro con i termini “cosariello”, “ambasciata” e “l’americano”. Banconote e monete venivano designate con altri nomi, anche nel tentativo di depistare gli investigatori in caso di intercettazioni. Le monete, in particolare, venivano indicate come “scarpe”, “pavimenti”, “cartoline” e “gnocchi”.
La banda, oltre ai soldi, falsificava anche ‘gratta e vinci’ e marche da bollo.
Come spiegato dagli inquirenti, il “Napoli group” aveva ottenuto “il controllo completo del mercato internazionale mediante la distribuzione di rilevanti quantitativi di denaro falso immesso in Italia e in ogni parte del mondo”.