Si, si muore anche così, una mattina di novembre, mentre ci si prepara ad una nuova giornata avida di sapere, in un susseguirsi affannoso di appunti sul prossimo esame di glottologia, nei concetti sparsi della fonetica e della linguistica generale.
Francesca Bilotti aveva solo 23 anni ed il Corso di Laurea in Lingue e letterature Europee, come obiettivo da centrare.
È stata investita da un bus di linea della Sita, lo stesso autobus che ogni mattina accompagna ragazzi come Francesca.
Smentite le voci che davano la ragazza su quello stesso autobus, false le prime dichiarazioni sul suo giubbetto intrappolato tra le porte.Lei, quell’autobus non l’aveva preso, in facoltà era stata accompagnata dal fidanzato, camminava a piedi nell’area riservata al parcheggio delle navette, quando l’autista l’ha travolta nel fare manovra, trascinando il suo corpo sotto le ruote anteriori. A nulla sono valse le urla del collega dell’autista, ora indagato per omicidio colposo, a nulla le operazioni per rianimarla, Francesca è deceduta li, su quell’asfalto.
Di chi sono le colpe adesso? La negligenza, la distrazione, la poca lucidità che dilaga nelle vite di ognuno, troppo presi dai problemi da non riuscire a comprendere le responsibilità e l’impegno che devono essere una priorità nel proprio lavoro, soprattutto per chi svolge quel tipo di lavoro e Francesca si somma alle vittime innocenti della strada.
Il rettore dell’Università di Salerno, Aurelio Tommasetti, vicino al dolore della famiglia di Francesca e nel rispetto della sua vita strappata, ha indetto la sospensione di tutte le attività didattiche, nel giorno delle esequie, che dovrebbero svolgersi in data odierna, a Giffoni Valle Piana, paese dove viveva Francesca.
Morire a 23 anni, morire cosi, per un assurdo e sadico gioco del destino non troverà in nessun luogo ed in nessuna giustizia, umana o divina, un senso ed una spiegazione.
Ci sono ali che si spezzano troppo in fretta, sogni che non si ha il tempo di realizzare e progetti che resteranno sulla scrivania accanto ad un futuro che non sarà futuro, mai.