In quelle notti fitte di mistero in cui tutto era terribilmente chiaro, in cui ci siamo detti tutto, senza dire una parola, lasciando i nostri cuori liberi di esprimersi e di insinuarsi tra le pieghe più nascoste dell’anima per carpirne anche i segreti più remoti e mai rivelati; in quelle notti in cui i “per sempre” riecheggiavano tra i nostri complici sospiri e abbiamo pianto di felicità pur senza versare una lacrima e abbiamo esplorato l’universo pur non lasciando mai quella stanza, mentre gli occhi si trasformavano in mani, le mani in pelle, la pelle si fondeva in un unico movimento, gli orologi si dissolvevano nell’effimera irrilevanza che appartiene alle cose di poco conto e il tempo perde il suo inesorabile valore, perché le emozioni sono scellerate, non fissano un appuntamento né dispongono della sommessa umiltà necessaria per lasciarsi domare dallo scorrere di due stupide lancette.
Le emozioni, quando vogliono, se vogliono, dipingono i quadri più suggestivi rilevabili dai sensi, da tutti i sensi. In quelle notti in cui il senso dell’esser vivi era talmente denso nell’aria da rendersi palpabile, tutte le volte, ogni volta, ritrovavo l’espressione più sincera e sublime dell’amore.
Questo è quanto ti accarezza pelle, anima e sangue durante una notte a Napoli, perché aggirarsi tra i fascinosi meandri di questa terra, vuol dire fare l’amore con la sua storia, la sua essenza, la sua disarmante bellezza.