Tor Sapienza è l’ottava zona di Roma nell’Agro Romano, si trova nell’area est del comune, a ridosso ed internamente al Grande Raccordo Anulare, tra la via Prenestina e il tratto urbano dell’Autostrada A24. Il territorio è idealmente diviso in quattro quadranti separati a croce da nord a sud dalla omonima via di Tor Sapienza e da ovest a est dalla via Collatina.
Ultimamente questa porzione della Capitale è stata scaraventata al centro dell’attenzione mediatica per la critica e drammatica situazione nella quale imperversa per effetto degli innumerevoli accampamenti Rom che si annoverano nella zona.
I media raccontano di cittadini esasperati da una convivenza forzata che sovente sfocia in episodi di violenza, puntualmente tacciati di razzismo, ma la popolazione locale si dimena nel legittimo desiderio di imprimere nell’opinione pubblica la differenza che vige tra convivenza forzata che vedendosi continuamente sbattere in faccia condotte scellerate, atti di vandalismo e raggiro delle regole, quindi la cruda pratica di azioni criminali, quali: violenza fisica e sessuale, furti e innumerevoli altri crimini, si trova costretta a sfociare nell’esasperazione. Ma, soprattutto, i residenti in quella zona critica sono costretti a rimanere barricati in casa per non inalare l’aria contaminata che si respira da quelle parti, per effetto di continue ed inesorabili combustioni di pneumatici ed altri materiali che vengono incendiati all’interno dei campi per soddisfare necessità di vario genere e natura.
Un’aria fin troppo analoga a quella che si respira a Scampia, dove attualmente si vive la medesima esigenza: fumo nero, acre, puzzolente che penetra nei polmoni ed inquina il naturale susseguirsi della quotidianità.
La Scampia delle persone perbene vuole opporsi ai mali del campo rom, ma non pensa di scendere in piazza né tantomeno di attuare quella giustizia sommaria che tanto fece scalpore anni addietro, quando un rom investì due ragazze e il quartiere reagì con una violenza senza pari: prima spedizioni punitive a base di calci e pugni, poi una notte di molotov e paura, di baracche in fiamme e tensione. Il campo che guardava verso le Vele sparì in una notte.
Ora è rinato, più esteso, più protetto, più forte ed autorevole di prima. Un campo che non avrebbe mai dovuto rifiorire ed invece è nato e si è espanso fino ad assumere le parvenze di un nuovo quartiere di Napoli.
I bimbi della scuola Ilaria Alpi frequentano classi che affacciano sul campo e sui roghi attraverso finestre che distano quattro metri dal veleno, separate solo da una recinzione di ferro; i circa diecimila residenti nel Lotto G, respirano direttamente i veleni che si sprigionano dai roghi del campo; l’uscita dell’asse mediano che potrebbe condurre direttamente a Scampia è materialmente bloccata dal campo: davanti alla rampa d’uscita ci sono una baracca dalla quale spuntano tanti bimbi, e almeno quattro carcasse d’auto smantellate e abbandonate; all’interno, e lungo tutto il perimetro del campo ci sono cumuli alti come un palazzo di due piani, sono quelli che, ciclicamente, vengono dati alle fiamme.
Data la gravità della situazione, è stato indetto un Consiglio municipale straordinario con tanto di visita ribattezzata “tour degli orrori” per autorità e giornalisti al campo Rom di Scampia: dopo aver rivolto al Comune lettere ufficiali con richieste di intervento urgente, il presidente dell’Ottava Municipalità Angelo Pisani ha convocato per venerdì una assemblea allargata ai massimi rappresentanti delle istituzioni e alla stampa «affinché possano constatare di persona i gravissimi pericoli per la pubblica incolumità e la salute derivanti da anni di totale immobilismo, al punto che intorno al campo Rom di Scampia, da cui salgono a tutte le ore veleni e fumi tossici, i bambini sono vittime dei topi: personalmente abbiamo constatato morsicature sulla pelle di piccoli del campo rom. Dove ora c’è anche chi sta trasformando impunemente, alla luce del giorno, le baracche in case di mattoni, innalzando vere e proprie abitazioni abusive alla faccia dei tanti cittadini italiani del quartiere che un tetto per vivere non lo hanno più», si legge in una nota di Pisani.
«Lunedì scorso la polizia municipale ha documentato e bloccato l’ennesima costruzione abusiva di case in muratura. Il razzismo non c’entra niente e in un territorio come Scampia non esiste – prosegue Pisani – qui si parla dell’obbligo di tutelare la pubblica e privata incolumità dei residenti di Scampia, ma anche degli stessi rom, che vivono in un degrado infernale. Noi non chiediamo piaceri ma richiamiamo le istituzioni al dovere di liberare e bonificare l’intera area, al fine di tutelare la salute di tutti».
«Inutile dire che in questo campo le forniture essenziali di acqua e luce avvengono attraverso allacci di fortuna, con permanente sottrazione di energia e servizi idrici alla rete legale. Lunedì scorso una abitante del campo Rom, che stava innalzando la casa abusiva in muratura, ha dichiarato trattarsi di “una sistemazione provvisoria” in attesa di sistemazione “nelle case popolari”. Non è possibile – conclude Pisani – che con tutte le problematiche dei nostri cittadini da anni in attesa di una sistemazione abitativa civile i rom possano continuare a costruire case abusive o a bruciare rifiuti per guadagnarci o riscaldarsi con nocumento per la salute pubblica. Noi condanniamo ogni forma di razzismo, ma resta un dovere delle istituzioni mobilitarsi perché questa situazione venga sanata».
Intanto, quest’oggi, gli agenti della Polizia municipale di Napoli hanno notificato ai rom che occupano abusivamente un’area di circa 700 metri quadrati, un atto di sgombero di un terreno di proprietà privata adibito ad accampamento con baracche in muratura nella zona di Gianturco. Gli occupanti hanno sette giorni di tempo per andare via. Si tratta di 70 persone, 20 dei quali bambini.
Una situazione allarmante che coinvolge svariate periferie di Napoli. E non solo. Quanto sta avvenendo a Roma dimostra che si tratta di un problema di rilevanza nazionale che meriterebbe un’attenzione e un riguardo più consoni all’entità della questione.