Domenico Noviello era un imprenditore di Castel Volturno, onesto cittadino con un forte senso della giustizia.
Domenico Noviello era una brava persona, era un bravo padre, era una speranza.
Giuseppe Setola, invece, è un criminale. All’età di 21 anni inizia a gestire il traffico del racket e a 22 commette il suo primo omicidio. E’ stato a capo dell’ala più sanguinaria del clan dei casalesi.
Giuseppe Setola è un’assassino, troppo lontano dall’ essere una brava persona.
Nel 2001 Noviello denuncia il tentativo di estorsione ai suoi danni da parte di un gruppo di affiliati al clan camorristico attivo nella zona, quello capeggiato da Francesco Bidognetti, detto «Cicciotte e mezzanotte», per intenderci, contribuendo alla cattura ed alla condanna di cinque persone.
I killer la mattina del 16 maggio del 2008 lo stavano aspettando nei pressi della rotonda della piazzetta di Baia Verde, a Castel Volturno. Qualcuno aveva già segnalato che era uscito di casa a bordo della sua Fiat Panda, avrebbe preso un caffè al bar e poi si sarebbe recato, come sempre, nella sua autoscuola al parco Sementini. Proprio di fianco al commissariato di polizia di Castel Volturno. Non ci arrivò mai.
Il 16 maggio 2008 Noviello viene ucciso perché colpevole di essersi ribellato all’autarchia camorristica. Noviello viene ucciso perché pericolosamente Giusto. Gli sono stati riservati0 20 colpi di pistola calibro 38 e calibro 9, gli ultimi dei quali alla testa, come la legge non scritta dell’assassinio più vile prevede. Poi tutti a casa, a stappare lo champagne.
Il mandante è Giuseppe setola, mosso dal nobile intento di mandare un segnale terroristico a tutti commercianti della zona con la volontà di riprendere un controllo che pericolosamente gli stava sfuggendo dalla mani. “Chi si ribella alla camorra muore”
Ieri ,dopo due anni di udienze estenuanti , la Corte di Assise del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha emesso la sentenza di condanna per i mandanti e gli esecutori. Cinque ergastoli per: Setola Giuseppe, Cirillo Alessandro, Cirillo Francesco, Letizia Giovanni, Napolano Massimiliano. Trent’anni a Metello di Bona e 13 anni e 6 mesi per il collaboratore di giustizia Luigi Tartarone. Inoltre La Corte ha condannato in solido i sette imputati a risarcire danni non patrimoniali con somme che vanno dai 420mila ai 470mila euro a ognuno dei cinque familiari di quel coraggioso uomo.
“Una sentenza che fa giustizia, significa che mio padre non è morto invano. Ora anche altri avranno il coraggio di denunciare. Dopo gli ultimi avvenimenti e gli show di Setola non mi aspettavo queste condanne, eravamo sfiduciati. E’ stata una sentenza oltre le aspettative. Se mio padre non avesse denunciato sarebbe morto di rabbia” ha dichiarato Massimiliano Noviello, uno dei figli di Domenico.
Abbracci e lacrime in aula, ce l’abbiamo fatta.
“Mio padre non era uno che combatteva contro i mulini a vento. Non era neppure un eroe. Era un uomo che aveva molta dignità. Si è solo rifiutato di piegarsi alla legge dei violenti. Lo ha fatto per potersi guardare allo specchio e non provare vergogna. Lo ha fatto per non sentirsi umiliato.”
Ieri ha perso la camorra e ha vinto la giustizia.
Ieri abbiamo vinto noi. Ha vinto ogni cittadino onesto, ogni padre amorevole, ogni figlio che non ha più visto la sua famiglia tornare a casa.
Ha vinto il diritto alla vita che non può e non deve essere spezzata dalla legge del più sanguinario.
Muoviamo un passo alla volta verso un mondo più giusto, impazienti di cominciare a correre.