Per provare a comprendere appieno la storia che stiamo per raccontarvi è necessario soffermarsi sul contesto nel quale protagonisti, emozioni e dinamiche sorgono, insorgono ed evolvono, fino a degenerare.
Il Rione Conocal è una fetta del Quartiere di Ponticelli posta tra Via Argine e Lotto Zero. Caratterizzata da vecchie palazzine, tele di amianto e cemento ed è quindi sinonimo di forte degrado, questa zona pertanto funge da autentico habitat naturale per spacciatori e tossicodipendenti, un covo di precarietà ed abbandono, dove la vita ha un’accezione di senso alquanto ostica e la quotidianità non è munita di sfumature, ma conosce solo due colori: il bianco e il nero.
Il protagonista di questa storia, ambientata proprio nel Rione Cronocal è un 16enne con una madre entrata nel programma di protezione dei pentiti e che lui non solo si è rifiutato di seguire, ma l’ha anche ripudiata e rinnegata.
Quando è stato arrestato, perché trovato in possesso di droga, infatti, nell’aula del tribunale dei Minori ha inveito contro la donna, dandole dell’infame e dicendo di non considerarla più come sua madre. Ad accendere i riflettori su questa sintomatica ed indicativa vicenda è il quotidiano ‘Cronache di Napoli’.
Il padre è in carcere per una storia di stupefacenti; la madre in passato lo aveva aiutato nello spaccio di droga, poi ha deciso di collaborare con la giustizia e da allora vive in una località protetta.
Il figlio minorenne avrebbe avuto diritto a seguirla, ma si è rifiutato ed ha continuato a vivere nel quartiere Ponticelli, nel cuore della periferia “difficile” di Napoli. Lo scorso 24 ottobre, il 16ennd è stato arrestato, lì, nel Rione popolare Conocal dai carabinieri che lo hanno trovato in possesso di venti dosi di marijuana da spacciare.
Il giorno dopo è stato giudicato dal tribunale per i minori di Napoli e, in quella circostanza, il magistrato ha provato nuovamente a fargli accettare la strada dell’ingresso nel programma di protezione.
A questo scopo è stata convocata in aula la madre: chi era presente alla scena racconta che la donna, in lacrime, ha più volte supplicato il figlio di cambiare vita e seguirla.
Il ragazzo che ha compiuto 16 anni il mese scorso, però, non ha voluto sentire ragioni, si è alterato ed ha iniziato ad inveire ed urlare contro la donna: “Sei un’infame, vai via!” la frase che le avrebbe più volte vomitato contro. Il ragazzo è stato condannato a 10 mesi ed attualmente sta scontando la pena in una comunità di recupero lontano dalla Campania.
Una delle tante storie di ordinaria e rassegnata realtà che tristemente si consumano all’ombra del Vesuvio.