Sembra la trama di un film, invece è un disarmante squarcio di quotidianità quello finito sulle pagine de “La Nazione” e che ha scosso e non poco la cittadina di Arezzo e l’opinione pubblica dell’intera nazione.
Due professoresse di Arezzo di 38 e 43 anni, si incontravano di pomeriggio con alcuni studenti in un casale preso in affitto, dove gli impartivano delle ripetizioni piuttosto particolare.
Le due donne, infatti, si divertivano ad intrattenersi con i ragazzi praticando giochi erotici.
L’invito a prendere parte ai pomeriggi a base di trasgressione giungeva tramite un sms in codice inviato agli alunni (tutti maggiorenni): “Andiamo in gita in campagna”.
A scoprire le relazioni tra docenti e alunni un’agenzia investigativa, incaricata dal marito di una delle insegnanti, insospettito dall’atteggiamento della moglie: “Mia moglie è diventata assente, non so cosa le stia succedendo”, diceva.
Gli investigatori privati hanno così scoperto quei pomeriggi di sesso tra studenti e professoresse. Per informare il marito tradito su quanto scoperto si sono fatti affiancare da uno psicologo.
Il sesso si disegna così come malattia ossessiva per eccellenza della società contemporanea. Tra adolescenti ed adulti, indistintamente.
L’avvento della tecnologia moderna e del “tutto a portata di mano” ha oggettivamente concorso a rendere ancor più perverso e malsano il valore del rapporto sessuale, svilendone la più semplicistica ed ingenua essenza.
Questa storia è l’ennesima dimostrazione di quanto “l’ossessione verso la trasgressione” possa contaminare anche le figure più insospettabili e sovvertire regole e principi, fino a rinnegare il credo che dovrebbe essere alla base della “vocazione” di un’insegnante.