“Fermiamo lo Sblocca Italia. Cacciamo il Governo Rienzi”: è lo striscione con il quale si apre il corteo di protesta al quale partecipano, a Napoli, cittadini, movimenti sociali, studenti, lavoratori, alcuni assessori comunali e parlamentari del Movimento 5 Stelle. Fra i manifestanti anche i No triv che si oppongono alle trivellazioni previste dal provvedimento del Governo. I manifestanti contestano, tra gli altri punti, la decisione di nominare un commissario per l’area di Bagnoli.
Il provvedimento 133/2014 del governo Renzi prevede una serie di interventi su tutto il territorio nazionale: sblocco delle cosiddette “grandi opere”, promozione di impianti per l’incenerimento dei rifiuti, agevolazioni per le trivellazioni e la ricerca petrolifera (e in Irpinia sanno quanto la cosa possa rappresentare un pericolo), deregolamentazione degli interventi edilizi.
Un decreto che in molti hanno definito “Sfascia Italia”, vista la generale propensione alla cementificazione e sfruttamento di un territorio già martoriato come quello italiano, soprattutto al Sud. Ed è per questo che Napoli questa mattina è scesa in piazza, alle ore 9:30, da Piazzale Tecchio fino a Bagnoli, dove era prevista una visita del presidente del Consiglio Matteo Renzi, poi annullata per motivi di ordine pubblico.
La destinazione di Bagnoli, per il corteo, non è scelta a caso: il quartiere Ovest di Napoli sarà sottoposto all’autorità di un commissario che, assieme a un soggetto attuatore unico costituito da istituti finanziari e costruttori, decideranno il futuro dell’ex distretto industriale da qui ai prossimi anni. Bagnoli torna quindi a essere configurata come “area di interesse nazionale”, dove il Comune sarà totalmente esautorato da ogni decisione relativa alla bonifica dei suoli e dei litorali, nonché sulle successive decisioni da mettere in campo per il rilancio del quartiere.
L’obiettivo dello “Sblocca Italia” è, nelle parole del premier Renzi, quello di superare una volta per tutte i veti e gli ostacoli imposti allo sviluppo industriale ed economico del Paese. D’altro canto né il premier, né tanto meno il suo esecutivo, hanno mai pensato di poter rilanciare il Pil nazionale facendo leva su quegli aspetti che lo connotano da sempre: artigianato, piccole e medie imprese, turismo, tipicità locali, enogastronomia, chilometro zero.
La manifestazione di venerdì 7 novembre si inserisce in quest’idea di “prosperità senza crescita”, di un progresso apparente che premia solo potentati industriali pronti a tutto pur di cavare sangue dalle rape.