Esistono storie che tendiamo a racchiudere nei surreali bagliori della tv e che mai e poi mai facilmente riusciremo ad estendere alla vita reale.
Uno degli esempi più eloquenti è rappresentato dai famigerati “sepolti in casa” quelli che, idealmente e geograficamente, vivono lontano da noi, in condizioni indicibili ed inaccettabili per la maggior parte della gente comune.
Persone affette da una patologia che si chiama “disposofobia” più comunemente nota come “accumulo compulsivo” e che gli vieta di disfarsi di oggetti, cimeli, cibo, spazzatura, bensì tendono a “collezionarne” in quantità che diventano pericolosamente e progressivamente crescenti, fino a trasformare la propria abitazione in un’enorme pattumiera, rendendo impossibile il normale svolgimento delle più basilari funzioni vitali: cucinare, lavarsi, spostarsi all’interno della casa, vivere semplicemente.
Un’analoga “storia da programma tv” che racconta le conseguenze che possono derivare dalla suddetta patologia è quella ambientata nell’abbordabile Miano, consegnataci proprio strane dalla cronaca odierna, allorquando nell’abitazione in cui dimoravano due donne, madre e figlia, è stata eseguita l’ordinanza di sfratto.
Le donne sono rimaste saldamente avvinghiate a quel loro piccolo e malsano mondo per non farsi portar via da un appartamento invaso da cattivi odori, suppellettili, rifiuti ed avanzi di cibo al quale bussavano, dalla mattina, poliziotti ed infermieri.
Uno sfratto crudele, «una cattiveria», dicono i vicini.
Uno sfratto cattivo che ha rivelato una storia incredibile, dove l’amore è stato un cannibale.
Due vite che si sono nutrite l’una dell’altra, per trent’anni, divorandosi a vicenda. La mamma, Geppina, 59 anni, fioraia di strada a Miano, era stata la chioccia di Rossellina, 31, cresciuta senza il padre che reclamava la prova del Dna per riconoscerla.
Trent’anni insieme nella casa occupata abusivamente al decimo piano nei pressi di via Janfolla.
Negli ultimi nove Rossellina era scomparsa dalla circolazione.
Chiusa al decimo piano con le sue Barbie principessa, la giraffa di pezza.
E una laurea in ingegneria aerospaziale, dispersa tra le cose di poco conto, secondo quanto riferito dai vicini, conseguita conquistando una borsa di studio dopo l’altra.
Il quadro che emerge dal racconto di chi ha vissuto l’evoluzione/involuzione della sua esistenza è quello di una ragazza bellissima, bionda e delicata, intelligente e tenace.
Almeno lo era dieci anni fa, prima che gli anni migliori della sua vita fossero divorati da quell’amore materno ossessivo, possessivo e compulsivo.