Eduardo De Filippo, non è “un attore”, ma “il teatro”.
Drammaturgo, attore teatrale, attore cinematografico, regista teatrale, regista cinematografico, sceneggiatore e poeta italiano. Eduardo rappresenta una delle pietre più pregiate di Napoli.
Ragion per cui, esattamente 30 anni fa, in un giorno uguale ad oggi, seppur profondamente diverso nell’animo e nelle intenzioni, quando calò definitivamente il sipario sulla sua vita, la sua vena artistica, quella che irrora ed ispira il teatro napoletano è tutt’altro che defunta.
Eduardo vive ogni volta che un attore o un aspirante tale porta in scena le sue opere per conferire voce e respiri ai suoi copioni, pronunciando battute e frasi divenute ormai storiche, ma tutt’altro che corrugate dalla monotonia del tempo.
Eduardo vive nelle risate irrimediabilmente indotte da quel suo modo di “fare arte” e plasmare Napoli. A prescindere dalla pasta di cui è fatta la platea.
Giovane, adulto, attempato, napoletano, italiano, straniero, o per dirla alla maniera di Eduardo, “forestiero”: la commedia di Eduardo trova il suo più semplice punto di fusione nella spontaneità con la quale riesce a mettere d’accordo tutti, attraverso una sentita e genuina risata. Ed è forse proprio questo l’aspetto che ne rappresenta il più grande punto di forza, unitamente alla capacità di raccontare una “Napoli contemporanea” a dispetto dei decenni trascorsi e che, anzi, tanto deve in termini di notorietà, lustro, crescita, evoluzione ai monologhi e alle commedie di Eduardo.
Molti asseriscono che attraverso quel peculiare ed irriproducibile modo di esprimere la sua arte, Eduardo sia stato un “precursore”, in verità è più giusto e rispettoso affermare che è stato un ottimo osservatore munito della chirurgica sensibilità necessaria per rilevare quelle sfumature non visibili agli occhi di tutti, quelle che concorrono a creare la differenza tra un “uomo” e un’“artista”.
“Lo sforzo disperato che compie l’uomo nel tentativo di dare alla vita un qualsiasi significato è teatro”: questa è la frase che meglio di qualsiasi artificiosa e prolissa descrizione, racconta chi era l’uomo Eduardo, ma ancor di più lascia trapelare l’anima dell’artista.
Quello destinato a vivere in eterno.