Una cascata di innumerevoli ricci neri, indomabili come i sogni e la passione che incorniciano: quelli che traspirano in maniera nitida e marcata dagli occhi e dalla voce di Donatella Scarpato, alias Donix, calda e aggraziata voce femminile de “La Pankina Krew”.
Una passione nata pressappoco insieme ai primi vagiti, poiché, in famiglia si respiravano melodie e note a pieni polmoni, grazie alla presenza di uno zio ed una cugina musicisti che hanno rappresentato per Donatella una guida ed un supporto più che saldi e competenti.
Una passione che la piccola Donatella riversava nel suo gioco preferito: afferrare il microfono e cantare, mentre sua madre la riprendeva con la videocamera.
Una passione che ha mosso i primi passi tra i banchi della scuola media: un anno da corista, tre anni da suonatrice di flauto traverso, strumento poi accantonato per lasciare tempo e spazio all’equitazione.
Tuttavia, la passione più fervida e viscerale era imbrigliata in quelle tracce imbastite di musica, saldamente diramate nell’anima, umana ed artistica, di Donatella.
Nicola ed Ivano, Master Prod e Ivanò: gli amici di sempre, quelli con i quali condivideva quotidianità, passione, risate e sogni seduta su quella “Parkina”, divenuta il punto di partenza, nonché il moto perpetuo che incessantemente alimenta la loro stessa avventura musicale. Su quella panchina che ha dato origine a tutto nasce anche l’idea di chiudersi nella sala di registrazione improvvisata nella stanza di Nicola che, in quel periodo, era alla perenne ricerca di una voce femminile da incastonare in alcuni ritornelli. Donatella, in quella stanza, ha scoperto di non essere “una voce”, bensì “la voce”: la più giusta, la più consona, quella naturalmente capace di sincronizzarsi alla perfezione in quegli spartiti pregni di rime e beat.
“La Pankina Krew” diventa, quindi, il nome della famiglia musicale nella quale si riversano passione, aspirazione e sogni di Ivanò, Master Prod e anche di Donix.
Eppure, la strada per lei è tutt’altro che in discesa.
La scena musicale hip hop partenopea è un contesto – prettamente o quasi esclusivamente – maschile: nell’ambito di esibizioni ed eventi che ospitano più realtà musicali, Donix, nella maggior parte dei casi, si ritrova ad essere l’unica donna a salire sul palco.
“L’ambiente hip hop napoletano è un contesto fisico e verbale aggressivo, – racconta Donatella – io che di aggressivo non ho nulla, non nascondo che ho avuto qualche difficoltà nel relazionarmi con questo mondo. Il rap deve essere “cazzuto”, quindi ha un’essenza radicalmente diversa rispetto a quella della melodia cantata. È un contesto in cui c’è già tanta competizione tra uomini ed è una condizione che prevedibilmente si accentua al cospetto di una donna. Inoltre, non di rado è capitato che abbia rilevato ostilità verso le figure femminili presenti in questo contesto, anche da parte del pubblico, in particolar modo da quello femminile. Le ragazze sono più attratte dal rap in quanto tale, quindi dal “personaggio”, più che dalla sua musica ed è per questo che le donne si rivelano molto più giudicanti e severe verso le ragazze che vogliono fare rap, molto più criticate e bistrattate rispetto ai loro colleghi maschi, solo perché donne. È un contesto in cui regna decisamente molto maschilismo, anche se è velato.”
In realtà, come spiega la stessa Donix, per una donna è assai più difficile rappare, anche e soprattutto sotto l’aspetto strettamente tecnico: “Per una donna è molto meno facile mantenere il timbro caldo e non sfornare la voce da “paperotta”, ma se accompagnato da flow, tecnica e contenuti, questo handicap si può abilmente superare.”
Uno degli escamotage dei quali le aspiranti star della scena musicale rap ed hip hop al femminile, scaltramente, mostrano di sapersi avvalere è da ricercare nella scelta di “zittire il pubblico con effetti speciali” esibendo le femminee grazie: “La ragazza che punta esclusivamente sulla musica per emergere è molto più tampinata di critiche rispetto a quella che decide di puntare sul fisico e che magari canta in playback per non privare di fiato il ballo. La figura femminile che spalleggia il rapper puntando sull’immagine, paradossalmente, viene apprezzata di più, anche se mette in mostra il suo aspetto fisico e non il suo talento.”
Quello disegnato dal racconto di Donix è un quadro noto e diffuso che quotidianamente si ripete in ogni, più o meno gramo, angolo di mondo: donne che combattono per affermare i propri diritti, ancorando quella battaglia ideologica sulla forza insita nelle loro stesse idee, ignare del fatto che il primo mostro da abbattere sono quelle donne che, invece, scelgono la scorciatoia più risolutiva per raggiungere gli obiettivi, a discapito della dignità e a dispetto delle più primordiali forme di amor proprio.
Ma, in questo caso, in questo ambiente, qual è la strada più consona da perseguire per una donna che vuole fare rap?
“Ricercare ed affinare uno stile proprio: il linguaggio, i pensieri, i sentimenti non devono adeguarsi al rap maschile. Una donna dovrebbe puntare ad accentuare la sua diversità ed introdurre tematiche affini alla femminilità nei suoi testi, piuttosto che scimmiottare gli uomini. Anche e soprattutto per dare un buon esempio alle ragazze che seguono il rap.”
Che cosa rappresenta la musica per quella bambina di nome Donatella che vive attraverso la voce di Donix?
“È un modo per esprimere me stessa e quello che sento e quella creatività che nel lavoro e nella scelta degli studi non sono riuscita a sviscerare. La musica è la strada che percorro per appagare me stessa e per realizzare il sogno di quella bambina che cantava tra le pareti della sua stanza, vestita di tutto punto. E ci tengo a ringraziare i miei “compagni d’avventura”, Nicola ed Ivano, perché, a dispetto di quanto detto finora, loro hanno sempre creduto in me e non mi hanno mai discriminata, anzi. Proprio perché questo è il loro modo di vivere la vita sono capaci di estenderlo anche allla musica.”