11 corner in 45’, squadre schiacciate nella metà campo scaligera, il Napoli macina possesso palla e colleziona azioni-gol. Dati che potrebbero abbondantemente legittimare una ghiotta goleada azzurra.
Invece, la cronaca dell’incontro narra che non si fa in tempo ad entrare in campo che il Verona passa in vantaggio.
L’approccio del Napoli, nonostante il precoce schiaffo in pieno viso, – come detto – è quello di una squadra determinata, rabbiosa, energica e caparbia, capace di relegare l’avversario nella ¾ di sua competenza e seguitare ad insistere e persistere nella ricerca della rete.
Quando l’assedio partenopeo sembra destinato a scendere negli spogliatoi punito dall’ingeneroso e beffardo risultato che vede gli azzurri in svantaggio, ci pensa capitan Hamsik a violare la rete scaligera, siglando il suo primo gol in campionato, interrompendo, così, il suo digiuno personale che durava da tempo immemore, ma soprattutto Marek allontana quelle critiche, pregne di illazioni e scetticismo che da troppo tempo inzuppavano le sue prestazioni.
Il secondo tempo, in effetti, premia completamente quanto espresso in campo dagli uomini di Benitez: arriva il secondo gol dello “scugnizzo slovacco”, ma soprattutto la più sonora ed eloquente risposta che gli azzurri potessero inscenare al cospetto del pareggio del Verona.
Non ci sta il Napoli ad essere nuovamente beffato e ad abbandonare il campo con il capo chino tra i fischi pregni di ira e malcontento del pubblico sugli spalti.
Così, ci pensa l’altro top player a digiuno a rompere gli indugi appagando la sua fame di gol: Gonzalo Higuaín sigla una tripletta che gli consente di abbandonare il campo portando con sé il pallone e manda in visibilio il pubblico.
E c’è perfino spazio per il gol del “solito” Callejon.
Finisce 6-2 il match delle 18 tra Napoli e Verona ed imprime nell’aria una gioia incontenibile e convinta che alle pendici del Vesuvio non si respirava da tanto, forse troppo tempo.