Giuseppe Girolamo era un batterista 30enne originario di Alberobello, entrato a far parte dello staff della Costa Concordia agli inizi del dicembre 2011. Quindi, poche settimane prima della tragedia, il musicista pugliese aveva scelto d’intraprendere il cammino che gli ha irrimediabilmente segnato la vita.
Il ragazzo suonava con la Dee Dee Smith band ed era uno storico membro degli «Italian Dreamers», il fun club del gruppo statunitense Dream Theater.
Lui che sulla Concordia ci era salito per divertire i passeggeri ha scelto di uscire di scena da eroe.
Anche la sera del 13 gennaio 2012, Giuseppe stava intrattenendo i passeggeri durante la cena, quando, a naufragio avanzato, finalmente fu dato l’ordine di abbandonare l’imbarcazione, la nave era già pericolosamente piegata su di un lato e molte scialuppe non erano più utilizzabili. Giuseppe era prima era riuscito a salire su una scialuppa di salvataggio, ma poi i soccorritori lo hanno invitato a scendere per fare spazio a un bambino. Ma lui non sapeva nuotare.
Giuseppe Girolamo cedette il suo posto nella scialuppa di salvataggio della Costa Concordia ad un bambino.
Il batterista è morto da eroe nel naufragio del 13 gennaio scorso.
Non solo un eroe, ma l’unico eroe in 300 anni di storie di naufragi. Lo conferma una ricerca svedese-americana della Uppsala University e della California University di Berkeley, la quale ha evidenziato che il “prima le donne e i bambini” in caso di pericolo sembra perdere valore a favore della regola “ognuno per sé”.
Analizzando i dati di 18 naufragi avvenuti negli ultimi 3 secoli i ricercatori hanno valutato i comportamenti di passeggeri e equipaggio mentre la nave colava a picco e sono giunti a scoprire che su un campione di 15mila persone di 30 Paesi vige il motto “ognuno per sé”.
E sbaglia chi crede che Schettino sia un raro e scellerato caso di inefficienza, perché solo nei film ad alto tasso di coraggio e commozione il capitano non abbandona mai la nave. La suddetta ricerca ha dimostrato infatti che il capitano e l’equipaggio hanno indici di sopravvivenza maggiori rispetto ai passeggeri. Su 16 capitani solo 9 non hanno abbandonato la nave.
Prima le donne e i bambini?
Falso anche questo, gli uomini sopravvivono il doppio delle donne, soprattutto sulle navi che battono bandiera inglese.
I bambini sono la categoria più a rischio durante i naufragi e dal Titanic, che colò a picco il 15 aprile 1912, fino alla Concordia l’unica vera storia di coraggio ed eroismo che si può raccontare è quella di Giuseppe.
Solo il batterista ha contrastato “l’ognuno per sé” insito nella natura umana vincendo gli istinti, donando la sua vita per salvare quella di un bambino.
Giuseppe è morto annegato due volte: nelle acque dell’isola del Giglio e nell’indifferenza generale che preferisce dare seguito ed attenzione al capitano Schettino, consentendogli finanche di tenere lezioni universitarie.
Non ci sta Antonio Nisita, insegnante di Portici, che ha deciso di mettere in piedi una splendida iniziativa: una petizione per ricordare Giuseppe Girolamo, 30 anni, di Alberobello (Bari), il giovane musicista che morì rinunciando al suo posto nella scialuppa per cederlo e quindi salvare un bambino nel naufragio della Costa Concordia.
Due mesi dopo, il 22 Marzo fu trovato il corpo senza vita del musicista, di qui l’iniziativa di formare una petizione che ha già raggiunto quota 80.000 firme per far assegnare la medaglia al valor civile, a questo coraggioso eroe silente, in un mondo che gira moralmente al contrario, conferendo lustro a chi, come Schettino, ha sbagliato, dimenticando chi andrebbe realmente menzionato per dare esempio ai giovani, sempre più in balia di prodotti preconfezionati dai media, in una quotidianità sempre più scevra di solidarietà, altruismo e, soprattutto, fraternità tra esseri umani.