Un salto indietro lungo più di 15 anni.
Questo è il brivido inferto lungo la schiena dell’anima della parte sana della tifoseria azzurra, al cospetto dell’aggressione ai danni del bus del Napoli, dalla parte insana della tifoseria, in seguito alla sconfitta rimediata in terra svizzera, contro lo Young Boys.
Quei: «Jat a fatica’!» (andate a lavorare) urlati contro Benitez e il suo team, rappresentano il medesimo urlo di battaglia che accompagnava le intrepide contestazioni nel rovente anno della retrocessione di quello che fu il Napoli di Ferlaino.
In quel triste e burrascoso anno, le contestazioni erano all’ordine del giorno e rivederle apparire in tutto il loro cruento fervore, fa specie.
I tifosi sono esasperati e preoccupati, perché il Napoli non vince e non convince. Tuttavia, la strada da percorrere per passare dalle chiacchiere da bar alle “cattive maniere” è sostanzialmente massiccia.
“Siamo noi le cattive maniere” infatti è quanto recita uno dei cori intonati dai “signori delle curve”, ieri sera tramutato in fatti concreti.
Come sovente accade quando i protagonisti di una vicenda sono i napoletani, intorno alla notizia, fin dagli attimi immediatamente successivi all’accaduto, si è innescato un calderone di confusione ed esasperazione.
Un video pubblicato su youtube da una persona presente sul posto immortala l’episodio in maniera attendibile e ci consegna una triste verità: l’evoluzione del calcio ha principalmente coinvolto solo il business e pochi altri aspetti.
La famosa “mentalità” saldamente radicata nell’ideologia dei signori delle curve ha compiuto forse qualche passo indietro, ma di certo non ha saputo né voluto emanciparsi.
Quella stessa mentalità che piange la morte di Ciro Esposito, ma esulta al cospetto della tragedia che ha investito un padre e il suo piccolo figlio che hanno perso la vita in un incidente stradale, mentre erano di ritorno proprio da quello stesso Stadio Olimpico nel quale si erano recati per assistere alla partita della loro squadra del cuore: la Roma.
Per “la mentalità” i colori calcistici inferti in un cuore decretano se il corpo che lo custodisce è meritevole di solidarietà e sentimenti buoni o meno.
Due cuori giallorossi?
“Meritavano di morire!”
“Due bastardi in meno”.
Analogamente, il raziocinio fatica a comprendere il senso da ricercare nell’aggressione di ieri sera: strattonare il bus degli azzurri inculcando timore e panico, sperando di sortite quale effetto?
Probabilmente, solo per fare “la voce grossa” e far prevalere la loro presunta egemonia, quindi lasciar trasparire “il loro potere”, quello che arbitrariamente si sono attribuiti e che, senza “le cattive maniere” nessuno gli riconosce.
In verità, alle menti avvezze a masticare “la mentalità” appare più sensato ricercare le ragioni di questa “spedizione punitiva” in ambiti più o meno correlati al calcio, ma, di sicuro, non pienamente riconducibili alle dinamiche che si sviluppano all’interno del rettangolo verde…