Finisce 2-0 per i padroni di casa il match di Europa League che ha visto il Napoli impegnato in terra svizzera contro lo Young Boys.
Un Napoli che paga amaramente il prezzo dell’eccessiva leziosità riversata in campo nel primo tempo. Nel corso dei primi 45’ gli azzurri hanno macinato più gioco rispetto agli svizzeri, ma oltre ad una ghiotta conclusione del portiere avversario, il match non ha regalato grandi sussulti. Eppure gli uomini di Benitez sembravano aver voluto prendere le misure per finire l’avversario, ma nei secondi 45’ il terreno di gioco ha decretato tutt’altro epilogo. E forse è più corretto affermare che questa si è rivelata la politica, semplice e prolifera, adottata dalla squadra di casa.
Gli svizzeri passano in vantaggio e il Napoli e il suo tecnico subiscono il colpo, tentando di correre ai ripari. La reazione della squadra è immediata, ma sterile e poco risoluta e risolutiva, quella dell’allenatore più attendista, forse troppo.
Il Napoli risulta una squadra statica, prevedibile, capace di sviluppare il gioco in orizzontale fino a svilirlo, ma tutt’altro che avvezza a ricercare verticalizzazioni e profondità, idee, spunti, piglio, mordente, agonismo, movimento senza palla: piccoli dettagli e grandi lacune che possono perfino legittimare il risultato.
Perché appare chiaro, inequivocabilmente chiaro, che non è una questione di uomini né di turnover, piuttosto il dramma che vive il tecnico segnalo e di conseguenza la sua rosa è proprio da ricercare nei petali che la compongono.
Pesa terribilmente l’assenza di quei tanto agognati innesti che all’ombra del Vesuvio non sono approdati. Sia per l’incremento qualitativo che avrebbero iniettato al tasso tecnico sia per quello strettamente motivazionale che avrebbero inferto ai compagni, vecchi e nuovi, più o meno esperti, più o meno top player.
Invece, la consapevolezza che sembra alloggiare in campo, al cospetto di quelle macchinose manovre di gioco imbrigliate in eccesso di zelo e scarsa concentrazione/ motivazione è che a questa squadra manchi il desiderio di gettare il cuore oltre l’ostacolo per zittire chi sminuisce il tasso tecnico della rosa.
A prescindere dal fatto che quest’ultima possa essere una considerazione più o meno giusta, talvolta, i limiti tecnici possono essere potenzialmente arginati da mordente e fiducia nei propri mezzi.
Quando vengono a mancare ambedue le componenti – tecnica e motivazione – , oggettivamente, si fa fatica e la partita di stasera lo dimostra.
Negli sprazzi finali con l’ingresso in campo dei “panchinari di lusso” – Callejon, Hamsik e Higuaín – è un Napoli a trazione spudoratamente anteriore, ma è proprio in quell’arco di tempo che subisce la seconda rete, proprio perché troppo sbilanciato in avanti.
Un Napoli al quale mancano parsimonia e senso della misura. E non solo.
E stasera non provate a propinarci “la regola del turnover” né l’opinabile teoria del “se avesse schierato quei tre titolari dall’inizio” perché il calcio non si fa con i “se” e con i “ma” e soprattutto ora non è più tempo di porsi domande, ma di ricercare soluzioni risolutive ed efficaci.