Pubblico con piacere una simpatica intervista che Marco Marsullo mi ha rilasciato in esclusiva per Napolitan.it.
Marco, napoletano doc classe ’85, è l’autore di Atletico Minaccia Football Club (2013) e L’audace colpo dei quattro di Rete Maria che sfuggirono alle miserabili monache (2014), entrambi editi da Einaudi, nella collana Stile libero BIG.
(D) Ciao Marco, facciamo un’intervista schietta e veloce, senza perderci in ciance inutili. Sei giovane, sei uno scrittore e sei di Napoli, o, se preferisci, sei un giovane scrittore di Napoli. Prima domanda, perché hai deciso di fare lo scrittore? (classica domanda illuminante e poco scontata, lo so. Naturalmente non vale “perché mi piace scrivere”).
(R) Ho deciso di fare lo scrittore quando hanno cominciato a pagarmi per scrivere. Prima di quel momento, la scrittura era una passione e io ero iscritto all’università (giurisprudenza), avevo 24 anni e non sapevo ancora cosa sarebbe stato della mia vita. Neanche ora lo so, a dire il vero, però almeno ho la certezza che la scrittura è diventato, per fortuna, il mio mestiere. Che poi abbia sempre avuto una passione per la scrittura, certo, fin dalle elementari. Certe cose ti scelgono loro, mica le scegli tu.
(D) Intraprendere il mestiere di scrittore (se di mestiere si può parlare) è molto complesso al giorno d’oggi. Non scrivi di cucina e non sei uno chef professionista – smentiscimi se sbaglio – e credo neppure un fashion addicted. Perché l’Einaudi ha deciso di puntare su di te? Voglio dire, potevano sempre chiedere ad Erri De Luca se avesse avuto qualche breve romanzo pronto, se proprio necessitavano di uno scrittore partenopeo…scherzi a parte. Saresti in grado di descrivere l’emozione di essere pubblicati per la prima volta (e poi per la seconda) da un editore come Einaudi?
(R) In cucina invento ricette che, però, credo nessun libro di ricette pubblicherebbe mai. E mi vesto piuttosto male (tranne le mie t-shirt, di cui vado molto fiero). Quindi no, in entrambi i casi. Io sono arrivato a pubblicare con Einaudi Stile Libero spedendo il mio manoscritto a Severino Cesari, lo dico sempre con molto orgoglio. E, ricordo benissimo, Cesari durante una delle prime riunioni a Roma, mi disse che con me loro avevano fatto per bene il loro mestiere, che era quello di avere gli occhi aperti sul mondo e scegliere quello che reputavano giusto, dal mondo. Ecco, a me questa cosa ha sempre molto colpito. Credo che sia per questo che Einaudi mi abbia scelto: perché è stata a sentire un ragazzo, all’epoca 24enne, che aveva un sacco di storie e voleva raccontarle nei libri. E adesso siamo contenti in due, io e loro. La mia emozione di essere un loro autore è sempre molto grande, sempre molto dignitosa, di spessore. Mi sento ancora l’ultima ruota del carro, e se anche questi due romanzi hanno fatto, entrambi, quattro ristampe e abbiano raggiunto ottimi traguardi, mi sento assolutamente ancora all’inizio. Devo imparare, scrivere tanto, misurarmi con autori sempre più grandi da eguagliare e superare. Per questo credo non abbiano chiesto a Erri De Luca; altrimenti, che divertimento ci sarebbe stato, per loro, come editori?
(D) Atletico Minaccia Football Club è il tuo romanzo d’esordio. In poche parole, perché un giovane di vent’anni dovrebbe leggerlo? Sempre in poche parole, perché un quarantenne dovrebbe leggerlo? Al nonno del tuo migliore amico, lo regaleresti?
(R) Io regalerei altri libri, non certo i miei. Ci sono talmente tanti autori bravi che hanno scritto romanzi fantastici che io, come Marco, guarderei sempre altrove. Però un ragazzo di vent’anni potrebbe leggerlo e amarlo perché dentro c’è l’ossessione. La mia e quella di Vanni Cascione, l’allenatore protagonista. E il sogno, quello autentico, di farcela, di vincere, di dare tutto e non arrendersi. Che poi è il motivo per cui scrivo, ma questo è un altro discorso. Stessi motivi per cui potrebbe piacere a un uomo di quarant’anni; la fortuna della scrittura è che è immortale nei sentimenti che scatena, non ha un libretto d’istruzioni. Viene tutto automatico e sempre nuovo.
(D)Il tuo secondo romanzo è L’audace colpo dei quattro di Rete Maria che sfuggirono alle miserabili monache. Io non ne avrò il privilegio, ma non hai pensato per un solo istante a quei poveri ragazzetti di quindici-sedici anni, che nel 2200 dovranno studiarti sulle antologie, e saranno costretti ad impararsi a memoria questo titolo?
(R) Me li vedo a dire: “Professoressa, quello di Marsullo con il titolo lungo, L’audace colpo di quei quattro là… sì, ci siamo capiti, insomma”.
(D) Quinta domanda: ce lo racconti di quella volta che hai rapito un panda?
(R) Las Vegas, estate del 2012. Una notte decisamente turbolenta, io e il mio amico Alessandro (con cui mi ero appena sposato, se non ci credete ho le foto del matrimonio su facebook) eravamo andati un po’ su di giri e, non ricordo neanche bene come, ci eravamo trovati in un taxi con una squillo coreana di nome Maria e un panda. Il panda era strafatto, noi pure, Maria no, lei dava indicazioni al tassista.
(D) Napolitan.it è ‘il nuovo modo di leggere Napoli’. Quale sarebbe il nuovo modo per leggere Marco Marsullo, accostando per un attimo la possibilità di farlo a testa in giù?
(R) Leggendomi negli occhi. Se ci riuscite, dietro le occhiaie.
(D) Sapresti descriverci qual è il tuo rapporto con Napoli?
(R) Ottimo, come chiunque sia un vero napoletano. Napoli è una città che è una lettera d’amore a cielo aperto, non riesco mai a starci troppo lontano, nonostante non esclude la possibilità di lasciarla, un giorno. Anche perché con la vita che faccio sto sempre in treni e aerei e, in media, la vedo la metà dei giorni di un anno. Ma la amo, tantissimo, e la difendo a spada tratta ovunque e con chiunque.
Domande flash:
(D) Il tuo scrittore preferito?
(R) Niccolò Ammaniti.
(D) La tua scrittrice preferita?
(R) Jennifer Egan.
(D) La prima lettera del titolo del tuo terzo romanzo?
(R) Non ha ancora un titolo, ma c’è. Uscirà tra settembre e ottobre del 2015.
(D) Ti piacerebbe passare la tua vita immerso nella scrittura e nella lettura?
(R) Certo, ho fatto, e sto facendo, di tutto perché questo accada. Senza dimenticare un po’ di xbox, posti da vedere e una ragazza per cui valga la pena di fare qualcosa di serio.
(D) Se Napoli fosse un libro, sarebbe…
(R) La Bibbia. Piena di miti e controsensi e sacralità.
(D) Ma poi, secondo te, quelli dell’Einaudi si erano rivolti a De Luca prima di decidere di pubblicarti?
(R) Non credo. Di Marsullo non ce ne sono molti, hanno puntato sulla fantasia giusta. In perfetto stile Ibrahimovic.