La cassetta della posta di Napolitan non smette mai di consegnare storie pregne di emozioni forti, tutt’altro che banali e prontamente capaci di stupire, di stupirci.
Quello riportato di seguito è un messaggio talmente disarmante da lasciare a corto di parole anche il più logorroico dei cuori:
“Gentile redazione,
Sono una madre che cerca di crescere ed educare come meglio può i suoi figli nella sempre più difficile realtà del Quartiere Ponticelli.
Vi seguo da un po’ e con maggiore e particolare affetto da quando la vostra direttrice è stata vittima di quelle spiacevoli minacce da parte di una madre come me. Vi seguo quando i bambini sono a scuola e tutti i giorni scelgo un articolo da leggere con loro quando ritornano, poi, dopo, lo commentiamo insieme e non posso fare altro che ringraziarvi, perché è diventato una sorta di gioco inconsapevole per educarli alla legalità e per insegnargli la differenza tra bene e male, giusto e sbagliato.
Premetto che non sono una donna colta, però ho sempre cercato di “autoistruirmi” perché mi è sempre stato chiaro che esiste un’unica arma che può combattere il male che ci circonda: l’istruzione.
Voi forse non ne siete consapevoli, però, attraverso il vostro lavoro state istruendo le persone come me e mi state aiutando ad educare i miei figli.
L’esempio forte e dignitoso che ci ha consegnato Luciana ha scosso e non poco le coscienze come la mia: la sua denuncia mai sporca di violenza o vendetta, ma sempre finalizzata a lasciar comprendere che quello che stava subendo non è il modo corretto di agire e di affrontare i problemi, ci ha consegnato una ventata di aria nuova, fresca, rassicurante, speranzosa, perché siamo veramente stanchi di spari, minacce ed aggressioni.
Voi per questa gente siete un piccolo, ma reale segnale di possibilità di miglioramento, perché il vostro giornale non è una fantasia o una delle tante promesse fatte, ma mai mantenute. Il vostro giornale esiste ed è accessibile a tutti. Senza prezzo e senza nessuna pretesa in cambio.
Per questo vi rivolgo non una richiesta, ma una preghiera, a nome di tutte le mamme come me: date ai nostri figli la possibilità di credere che un futuro diverso sia possibile, perché voi ne siete la dimostrazione. Permettetegli di scrivere un piccolo tema, dei pensieri, un articolo e di vederli pubblicati sul vostro giornale.
Forse agli occhi di molti potrà apparire un piccolo e stupido gesto, ma in realtà non lo è affatto.”
Adesso diteci come si fa a fingere di non udire quest’accorato e sincero “canto d’aiuto”?