I sogni e le emozioni più azzurre e più vive dell’era De Laurentiis sono stati forgiati dalle sue performance da showman in panchina, al limite della linea bianca e del regolamento.
Eclettico, egocentrico, carismatico, vulcanico.
Walter Mazzarri, nel bene e nel male, ha scritto un pezzo importante della storia moderna del Napoli. Quel Mazzarri che infervorato dal calore partenopeo e da quell’indomabile fame di vittoria, a prescindere dalle condizioni climatiche, proprio non riusciva a tenere addosso la giacca.
Un rituale scaramantico, un gesto divenuto emblema della viscerale passionalità che può sgorgare nelle vene di un’anima cullata dal folkrore partenopeo.
Eppure è stato un amore fugace quello intercorso tra Napoli e Mazzarri, un divorzio sofferto e carico di acredini, dispetti, dichiarazioni velenose da ambo le parti che hanno concorso e non poco ad inasprire gli animi e a svilire quelle emozioni intense, ricche di vittorie e momenti carichi di enfasi.
Domani Mazzarri ritroverà quello che in un tempo non molto lontano è stato “il suo Napoli” e lo farà all’ombra della Madonnina, in un contesto troppo lontano, idealmente e cronologicamente, per imprimere al match quella spinta emotiva carica di sentimentalismi e rimpianti.
Per entrambe le parti in causa.
Però, quella che si gioca contro Mazzarri, non è e non sarà mai “una partita come tante”.