La piccola Fortuna Loffredo, di sei anni, morta il 24 giugno a Caivano, apparentemente dopo essere caduta da un balcone, nei mesi precedenti era stata vittima di abusi sessuali.
Dubbi sulle reali cause della morte della piccola erano sorti da subito, per una serie di elementi come il mancato ritrovamento, sul corpo della piccola, della scarpina destra. Dallo stesso edificio era morto – apparentemente anche lui per una caduta accidentale – un bimbo di tre anni, Antonio, che Fortuna conosceva. Già in estate la procura di Napoli nord aveva aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio volontario e violenza sessuale.
E proprio il lavoro dei medici legali, depositato da poco, conferma che Fortuna Loffredo, la bambina di 6 anni trovata morta il 24 giugno sul selciato davanti la sua abitazione in una palazzina nel rione di edilizia popolare noto come parco Vede a Caivano, nel Napoletano, aveva subito abusi sessuali.
Secondo quanto si è appreso, la perizia non solo espliciterebbe le violenze, ma le circoscriverebbe in un periodo di tempo che parte da due mesi prima della morte.
È un fiume in piena di emozioni Domenica Giordano, al cospetto delle ultime novità emerse circa la morte di sua figlia: “Voglio giustizia, e se non me la danno me la faccio da me. Preferisco andare in galera ma sapere che il mostro non può nuocere più. Sono sola e dopo la folla dei funerali con la partecipazione apparente del quartiere, sono rimasta sola con la mia famiglia.”
Tra le mani stringe una foto di Fortuna, mentre rilascia alcune dichiarazioni ai cronisti dell’Ansa e fa notare la fortissima somiglianza della bambina con lei: “Vedete come è bella? L’hanno uccisa perché era troppo bella”.
“Ho lasciato Fortuna che giocava al settimo piano quel 24 giugno, eravamo appena tornati da Napoli, e l’ho trovata giù, a terra. Lei non si è buttata giù, l’hanno buttata. Il mostro è nel nostro palazzo, è impossibile che nessuno abbia visto. Fanno schifo. Chi sa parli. Comunque non me ne vado da questo quartiere. Ho paura, ma la voglia che ho di giustizia è più grande. Resto, anche se con me ho solo i miei familiari”.