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“Ritrovarsi” nella musica de “La Pankina Krew”

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
29 Settembre, 2014
in In evidenza, Musica
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02 - Lpk_orizz_noLogo_petitUna della storie musicali più viscerali, promettenti ed accattivanti della scena partenopea è nata su una “panchina”.

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Ivanò, Master Prod e Donix sono solo tre dei tanti ragazzi che erano soliti ritrovarsi su quella “panchina” di Via Roma a Volla, nella periferia Est di Napoli, dove hanno trascorso il quotidiano e naturale protrarsi dell’adolescenza.

Molto di più di un inerme pezzo di legno, bensì un autentico punto di riferimento, saldamente ancorato ad una ferma certezza: su quella “panchina” a qualsiasi ora, del giorno e della notte, vi era sempre seduto qualcuno.

Quella “panchina” era un porto sicuro nel quale approdare alla ricerca di amici.

Quella “panchina” era l’antitesi della solitudine. E molto, molto altro.

Su quella “panchina”, per quei tre ragazzi, è iniziata un’avventura inconsapevole che li ha traghettati verso ambizioni ed emozioni imprevedibili, allora, quando erano solo “tre dei tanti” ragazzi della “panchina”.

Su quella “panchina” hanno iniziato a masticare musica e ad appassionarsi a quello stile che hanno saputo abilmente cucirsi addosso, imparando ben presto a fondere il fervore partenopeo all’ “hip hop serio” targato Made in Usa, non quello commerciale ed orecchiabile, propinato dalle case discografiche americane, bensì quello crudo e “sporco di verità”, all’interno del quale “i ragazzi della panchina” riconoscevano quel graffio tatuato nella loro stessa anima: la musica dei ghetti, quella che macina meno consensi, perché puzza di precaria e bruta realtà, quella che apparteneva ai “ragazzi di una panchina” collocata in un’altra, profondamente distante eppur sfrontatamente vicina, periferia del mondo.

Quella “panchina” ha conferito nome, sentimenti e motivazioni a “La Pankina Krew”: non una “semplice” rap-band, ma la fusione fra tre anime e gli ideali concepiti su “quella panchina”, fisicamente rimossa da Via Roma, per ottemperare alle richieste dei commercianti della zona che storcevano il naso al cospetto di quel fitto groviglio di ragazzi, tuttavia idealmente tenuta in vita da un progetto musicale scaltro, volitivo ed originale.

Ivanò e Master Prod emettono i primordiali e grintosi gemiti partecipando alle battaglie di rap e lavorando ai primi dischi, prodotti in una “home studio”: una semplice e morigerata stanza, alle cui pareti sono affissi idoli e sogni, rappando in un microfono di 3,50 euro.

Per “i ragazzi della panchina” l’hip hop è questo: sacrificio, passione, abnegazione, ma, soprattutto, un’opportunità: quella che costeggia l’ordinaria esistenza, scalfita da pochi libri, ma da tanto, precoce ed umile lavoro e che funge, soprattutto, da isola verde nella quale rifugiarsi per non lasciarsi contaminare dalla precaria e difficile realtà che irrompe nella vita di periferia.

La musica, allora, diventa una valvola di sfogo attraverso la quale, impietosamente, liberare acerbe, caparbie e ringhiose speranze, il “rap duro” erto a stile di vita, cantare con il “cuore” o meglio, lasciando che a predominare la scena siano fervore, impeto, passione, i sentimenti più intimi e viscerali che nascono dal cuore: questo è quanto ha contraddistinto quella che può essere definita “la prima parte” della storia musicale, cantata, vissuta, sentita ed interpretata da “La Pankina Krew”.

Poi è arrivata Donix: non “la ciliegina sulla torta”, bensì il diadema sul quale incastonare il diamante grezzo confezionato, nel corso degli anni da Ivanò e Master Prod, affinandolo ed impreziosendolo, introducendo all’interno della band un valore aggiunto necessario ed irrinunciabile per ambire alla perfezione, non quella animata dalla famelica brama di conquistare le masse, bensì quella capace di “lasciare il segno” nelle anime che sanno farsi circuire da quell’abbraccio, melodico e incazzato, dolce e grintoso, figlio della complice e sinergica fusione tra armonia e determinazione.

Nel corso degli anni, le voci maschili della band hanno maturato una più che apprezzabile e solida tecnica rap, pertanto, il supporto dell’etichetta “Full Heads” – una costola della GRAF s.r.l., società di servizi editoriali, discografici e musicali nata a Napoli nel 2004 – unitamente all’introduzione di una voce calda, fulgida e femminile, costituiscono un sostanziale passo in avanti nell’ambito della naturale evoluzione del gruppo stesso verso la ricerca di quella musicalità capace di scalfire anche un orecchio “diverso” e non usualmente predisposto al rap.

In quel mare di accordi, rime, suoni, ricordi, emozioni, intenzioni, sogni, speranze, sentimenti e melodie ricamati nella musica de “La Pankina Krew” è impossibile non “Ritrovarsi”.

Ivanò, Master Prod e Donix su “quella panchina” hanno capito che la musica è il più bello dei viaggi, non animato dal superficiale intento di conquistare una vetta, ma, semplicemente, dal genuino e sincero desiderio di volare.

Tags: donixivanòla panchinala pankina krewmaster prodperiferia est di Napolivia roma volla
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