Talvolta, noi napoletani, tendiamo a dimenticare quanta orgogliosa e forzuta combattività sia insita nel nostro animo oppure tendiamo a lasciare che frustrazioni, precarietà, disagi e privazioni sopprimano quell’ardore.
Eppure, oggi, non è un giorno qualunque: è il 27 settembre e la storia rispolvera ricordi ed insegnamenti che meritano di essere riportati alla luce.
71 anni fa, oggi, si combatteva la prima delle Quattro giornate di Napoli: una sanguigna ed efficace insurrezione popolare avvenuta nel corso della Seconda Guerra Mondiale, grazie alla quale, i civili, con l’apporto di militari fedeli al cosiddetto Regno del Sud, riuscirono a liberare la città partenopea dall’occupazione delle forze armate tedesche. L’avvenimento, che valse alla città di Napoli il conferimento della medaglia d’oro al valor militare, consentì alle forze alleate di trovare al loro arrivo, il 1º ottobre 1943, una città già libera dall’occupazione nazista, grazie al coraggio e all’eroismo dei suoi abitanti ormai esasperati ed allo stremo per i lunghi anni di guerra.
Napoli fu la prima, tra le grandi città europee, ad insorgere con successo contro l’occupazione nazista.
Napoli, prima di ogni altra città ed i napoletani, prima di ogni altro popolo seppero opporsi alle angherie e ai soprusi dei tedeschi.
Il 27 settembre 1943, dopo un’ampia retata dei tedeschi che catturarono in vari punti della città circa 8.000 uomini, 400, forse 500 uomini armati aprirono i combattimenti.
Una delle prime scintille della lotta scoppiò al quartiere Vomero dove, in località Pagliarone, un gruppo di persone armate fermò un’automobile tedesca uccidendo il maresciallo che era alla guida.
Durante l’intera giornata, aspri combattimenti si susseguirono in diverse zone della città tra gli insorti e i soldati tedeschi che ormai stavano per iniziare le operazioni di sgombero, anche per effetto della diffusione di una notizia fallace relativa ad un imminente sbarco Alleato a Bagnoli.
Un tenente del regio esercito italiano, Enzo Stimolo, dopo essersi posto a capo di un gruppo di 200 insorti, si distinse particolarmente nell’operazione di assalto all’armeria del Castel Sant’Elmo, che cadde soltanto in serata, non senza spargimento di sangue; i tedeschi infatti, asserragliati, tra l’altro sia all’interno della Villa Floridiana sia al Campo Sportivo del Littorio (nel cuore del Vomero), intervennero in forze a dar battaglia.
Un gruppo di cittadini si diresse nelle stesse ore verso il Bosco di Capodimonte dove i tedeschi stavano conducendo a morte alcuni prigionieri.
Fu messo a punto un piano per impedire ad un gruppo di guastatori tedeschi di minare il ponte della Sanità per l’interruzione dei collegamenti con il centro della città, cosa che fu realizzata con successo il giorno successivo ad opera di un drappello di marinai.
In serata, venivano assaltati e depredati i depositi d’armi delle caserme di via Foria e di via Carbonara.