Non esiste un aggettivo o un sostantivo unico ed utile a perseguire l’utopistico intento di relegare la pizza all’interno di una mera e semplice definizione.
Tradizione, innovazione, creatività, versatilità, popolarità, gusto, aggregazione, piacere.
E chi più ne ha più ne metta: regola facilmente applicabile alle parole, ma anche ai condimenti!
Tant’è vero che l’ex ministro delle Politiche Agricole, Alfonso Pecoraro Scanio, ha indetto una petizione per candidare “L’arte della pizza napoletana” a bene immateriale dell’umanità Unesco.
Un’iniziativa che si è fin da subito presentata come un successo preannunciato, tant’è vero che sono state già raccolte oltre 20mila firme, tra le quali spicca quella del governatore della Lombardia Roberto Maroni.
È proprio il caso di dirlo: la pizza mette d’accordo tutti!
L’intento è quello di delineare una nuova frontiera per poter fare di Napoli e delle sue peculiarità un vero motore trainante del turismo e della cultura italiana e meridionale.
Napoli come punto di forza e non contenitore di stereotipi e beceri luoghi comuni.
Un’innovazione radicale, ideologica e culturale, nell’ambito della quale la pizza costituisce un unicum che va valorizzato e protetto soprattutto dai reiterati attacchi del mondo economico che spesso, in barba alla tradizione, spaccia per prodotti “made in Naples” portate che l’olfatto per primo riconosce come “straniere”.
Inoltre, il riconoscimento garantirà anche maggiore flessibilità dall’Unione Europea che più volte ha minacciato il futuro della tradizione Pizza partenopea bandendo fondamentali elementi e fasi di produzione, come l’utilizzo del forno a legna.