Il Napoli abbandona il San Paolo accompagnato da una copiosa pioggia di fischi.
Un 3-3 quello contro il Palermo di Iachini che non arreca benefici agli azzurri né in termini di classifica né concorre a placare i malumori della tifoseria. Un punto che fa più gioco ai rosanero, ma che, considerando il momento nel quale i partenopei imperversano, fa tirare un triste sospiro di sollievo per l’amara”delusione a metà” conseguita.
Un risultato rocambolesco, maturato nell’ambito di una partita –l’ennesima – che ad altro non è servita se non ad evidenziare i limiti e le lacune della squadra di Benitez.
Higuaín attende il 70esimo per vedersi accordare il permesso di entrare in campo e questa è la decisione che più di ogni altra ha destato stupore allorquando sono state diramate le formazioni ufficiali in tribuna stampa.
Tuttavia, la questione, sia chiaro, non verte sulla scelta di un titolare rispetto ad un altro.
La manovra di gioco della squadra, a prescindere dai suoi interpreti, sembra forzatamente plasmata sulla stessa che a sua volta, si rivela incapace di impostarla ed interpretarla come predicato dal suo tecnico.
Una tipologia di gioco, quella sulla quale l’allenatore spagnolo ancora il suo credo, che necessita di pochi passaggi, ma veloci ed essenziali: una prospettiva assai lontana rispetto a quel possesso palla, macchinoso e troppo spesso sterile ed inconcludente, inscenato, invece, dal Napoli.
La squadra appare piuttosto smarrita, disorientata, frastornata.
Un gregge che non sa dove andare e verso quale direzione guardare, perché pare che il problema sia monte: è un Napoli che ignora o non ha ben chiaro verso quale obiettivo realmente si muove.
Il campo piange, in più frangenti, tutti i rimpianti consequenziali ad un mercato estivo che fin qui non premia le scelte societarie, soprattutto per il mancato innesto di un leader capace di prendere per mano la squadra nei momenti topici.
Forse, in tal senso, sarebbe bastato confermare quel Pepe Reina lasciato andar via con eccessiva e frettolosa facilità.
Un Napoli integralmente straniero quello mandato in campo stasera, fino a quando non è subentrato lo scugnizzo Lorenzo Insigne.
E forse, anche su questo aspetto ci sarebbe da riflettere: a questa squadra manca “l’orgoglio partenopeo”.